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Marcello Meroi
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- Stefania Moretti e Carlo Galeotti hanno lanciato da Tusciaweb l'appello per l'intitolazione di una via cittadina a Peppino Impastato, ucciso nel 1978 dalla mafia per aver cercato di opporsi alla sua violenza.Credo che questa iniziativa debba essere sostenuta con convinzione, perché chi ha sacrificato la propria vita per lottare contro le organizzazioni criminali, per la libertà della propria terra, per combattere l'orrendo mostro mafioso, merita certamente non solo il ricordo, ma il riconoscimento di tutti.
Non solo per non dimenticare, ma per trasmettere ideali, coscienza civile, coraggio, passioni.
Peppino Impastato ha rappresentato e deve continuare a esserlo, un punto di riferimento contro la violenza mafiosa, così come lo sono Falcone e Borsellino, così come lo sono tanti coraggiosi difensori e rappresentanti dello Stato, che hanno pagato con la vita il proprio impegno professionale e civile, lontanissimi dai riflettori mediatici e dagli interessi editoriali di cui altri, invece, non possono fare a meno.
Soprattutto i giovani debbono essere educati al riconoscimento di questi valori, cercando di renderli parte attiva di un sentire morale che deve essere trasmesso loro con chiarezza e decisione.
La lotta alla mafia, l'onestà morale, la libertà, sono concetti che non hanno e non possono avere né schemi né confini.
Non sono inquadrabili in aree culturali o tanto meno politiche, non sono di destra o di sinistra, non possono vestire maglie di parte, perché altrimenti perderebbero il loro straordinario essere.
Sono o meglio, dovrebbero essere, universalmente riconosciuti da tutti coloro che credono in uno stato libero.
Per questo l'iniziativa di Tusciaweb merita di essere seguita e appoggiata anche dalle istituzioni locali e bene farà l'amministrazione comunale a dare corso alla richiesta di tanti cittadini per vedere ricordato un uomo che tutti, nessuno escluso, debbono tenere nella loro memoria con gratitudine e che i suoi concittadini portarono simbolicamente in consiglio comunale nelle elezioni tenute qualche giorno dopo il suo assassinio.
Perché dobbiamo tornare, in questo Paese troppo pieno di veleni e veline, a riconoscere punti di riferimento veri, reali, identificabili per la loro oggettiva positività, per i loro significati, per quello che rappresentano od hanno rappresentato.
Perché siano universalmente ritenuti meritevoli di ricordo e ammirazione.
Perché dare un colore alla lotta alla mafia e alla difesa delle istituzioni sarebbe ridurre al meschino gioco della cattiva politica simboli che sono e debbono rimanere di tutti.
Marcello Meroi
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