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Marcello Meroi
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-Il 23 maggio del 1992 moriva, assassinato dalla mafia, Giovanni Falcone.
Neanche due mesi dopo Paolo Borsellino subiva la stessa tragica fine.
Due eroi moderni, due uomini coraggiosi che non hanno esitato a dare la propria vita per lottare in ciò che credevano.
I due giudici più famosi del Paese uniti in un tragico destino. Combattuti in vita, avversati dai politici in auge all'epoca che riuscirono ad isolarli anche accusandoli di connivenza con i poteri mafiosi, temuti dai potenti.
Ma dopo morti, divenuti l'icona da difendere e venerare da parte di tutti, soprattutto da coloro che li avevano attaccati anche con i mezzi più illeciti.
Nel diciassettesimo anniversario dell'uccisione di Falcone, il presidente Napolitano ha ricordato ad una vastissima platea composta soprattutto da giovani, la valenza grandissima del loro sacrificio e la riconoscenza che tutti gli Italiani debbono a loro ed a chi ha offerto il massimo sacrificio per difendere legalità e giustizia.
Lo ha fatto con parole toccanti e con una grande commozione che ha dato alle sue parole ulteriore significato e valore.
Su questi uomini, sulle loro gesta, sul coraggio di opporsi ad un potere che sembra invincibile, l'Italia si è unita.
Ma quella vera, quella fatta di tanta gente che ha creduto e continua a credere che la mafia ed i poteri oscuri si possano sconfiggere non nascondendosi, non facendo finta di non vedere e di non sentire, ma contribuendo ciascuno a non mollare.
Con Falcone e Borsellino c'è la Nazione degli onesti, di chi non si vuole arrendere, di chi crede che il loro estremo sacrificio non sia stato vano.
Ci sono i cittadini che non vogliono piegarsi al pizzo o al ricatto dei padroni del quartiere, ci sono gli imprenditori capaci di denunciare gli estorsori, ci sono i giovani che vogliono fare delle loro terre un luogo diverso dove poter sperare, ci sono i magistrati coraggiosi: c'e l'Italia migliore.
Ci sono i valori da non disperdere, da trasmettere, da insegnare.
Peccato constatare che proprio in questi giorni Falcone e Borsellino sono stati ricordati da uomini molto, molto più piccoli di loro, che hanno voluto utilizzare una ricorrenza da vivere con altro spirito ed altra solennità, per organizzare nel loro nome una manifesrazione politica a sostegno di alcuni candidati alle europee.
Sfruttare la loro memoria per raccogliere qualche manciata di voti è stato un gesto oltre che ignobile e che squalifica chi lo ha ideato, soprattutto la dimostrazione che, come nel passato, corvi ed avvoltoi continuano a volteggiare su di loro.
Anche per questo non dobbiamo dimenticarli.
Marcello Meroi
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