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Marcello Meroi
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- I tragici avvenimenti legati al terremoto dell’Abruzzo hanno messo in luce due elementi tangibili: l’efficacia della organizzazione facente capo alla protezione civile ed a tutti gli enti comunque preposti alla gestione delle emergenze e la grande, grandissima dignità delle popolazioni colpite.
Anche in questa occasione, come in tutte quelle che seguono ad avvenimenti imprevisti di analogo contenuto, dopo il primo momento tutto incentrato alla messa in salvo dei superstiti, alle attività di gestione delle difficilissime situazioni ed alla riorganizzazione dei servizi, ci si interroga sul comportamento degli uomini.
In particolari di quelli a cui competevano professionalità e responsabilità relative alla costruzione dei fabbricati, alla loro manutenzione, alla regolarità delle opere realizzate.
Il presidente Napolitano ha detto, con grande fermezza ed in maniera chiarissima, che anche in questa circostanza si è purtroppo riaffacciato “il disprezzo delle regole”.
Quelle regole che alcuni probabilmente hanno messo da parte, privilegiando guadagno a sicurezza, speculazione a corretta imprenditoria.
La magistratura aquilana ha già iniziato a lavorare in relazione ai fatti accaduti. Il Procuratore della Repubblica ha più volte ribadito che le indagini saranno serrate ed attente, ma non lunghissime e che, individuati i responsabili, verranno applicate in maniera molto rigorosa le sanzioni dovute, provvedendosi anche ad “arresti immediati”.
Certo vedere interi fabbricati polverizzati tra altri lesionati, ma rimasti in condizioni di agibilità, non può che farci pensare a come si sia costruito. Prendere tristemente atto che l’ospedale locale sia stato uno dei primi stabili a dover essere evacuato perchè, seppure di recente costruzione in alcune sue parti, risultava gravemente lesionato, ci pone amare riflessioni sulla qualità, anche sostanziale oltre che formale, degli appalti pubblici.
Ora è necessario condurre indagini ben fatte ed accertare, laddove come pare ci siano, omissioni e commissioni.
Però anche su questo argomento ha ragione il presidente Berlusconi.
Le indagini si debbono fare, ma subito. L’inchiesta deve procedere, ma in maniera spedita. I responsabili debbono essere individuati, ma velocemente.
La ricostruzione è oggi prioritaria, le migliaia di persone che aspettano la ristrutturazione della propria casa o la costruzione di una nuova abitazione in sostituzione della loro ormai inutilizzabile, debbono avere tempi certi, brevi, immaginabili.
Questo ha detto il premier perché non poteva che questo essere il significato delle sue parole.
Ma come al solito qualche “strillone” da sempre avvezzo all’interpretazione scorretta, alla mistificazione, alla demonizzazione del presidente- irriverente, ha lanciato alte grida per l’attacco alle altre istituzioni.
In questa tragica circostanza, nella quale finalmente si è data dimostrazione di efficienza e di capacità operative (al di là delle cialtronate recitate a soggetto dai “cabarettisti del Travaglino”), anche sul lato giudiziario si dovrà dare la stessa positiva immagine.
Troppe volte in Italia si sono trascinate inchieste per anni, tornando a più riprese sulle indagini, allungando i tempi di decisione e dando ai cittadini la netta impressione di una Giustizia lenta e mal supportata, spesso incapace di individuare colpevoli e di punirli adeguatamente.
Chi è a conoscenza dei fatti dovrà parlare, chi potrà essere utile alle indagini dovrà collaborare, così come chiesto dal procuratore capo dell’Aquila.
Si faccia dunque, ma si faccia presto. Questo è stato il monito lanciato da Berlusconi, oggi il migliore interprete della volontà di rinascita del popolo abruzzese.
Il presidente Napolitano ha perfettamente espresso l’alto richiamo al rispetto delle regole, ormai sempre più dimenticate in questa nostra Italia.
Berlusconi ha ricordato allora che tutti debbono fare, attentamente e doverosamente, la propria parte. Ma in fretta.
Questo è quello che gli abruzzesi, gente fiera e di grande dignità, si attendono.
Anche perché delle chiacchiere e delle polemiche dei professionisti della falsificazione ne abbiamo piene le scatole in troppi, ma credo loro più di ogni altro.
Marcello Meroi
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