 |
Marcello Meroi
Copyright Tusciaweb
|
|
|
- Chiariamo subito una cosa: sulla problematica dell’Arcionello e sulla scelta di ricorrere al TAR da parte dell’amministrazione comunale, bisogna dire la verità.
In questi giorni c’è chi, anche da sinistra, pur esprimendo posizioni critiche lo ha fatto e chi come al solito, tanto per non abbandonare il solito canovaccio che è l’unico che riesce a recitare a memoria, si è abbandonato agli abituali sproloqui pieni di vuoti attacchi politici, offese gratuite, assoluta mancanza del rispetto dei fatti.
Precisiamo: l’amministrazione comunale di Viterbo è assolutamente favorevole alla costituzione del Parco - Riserva Naturale dell’Arcionello.
Lo è perché la ritiene una conquista positiva, perché riconosce la bontà della battaglia dei comitati promotori, perché e spero che qualcuno non voglia contestare anche questo, ha in questi ultimi anni contribuito a creare un percorso condiviso e intelligente per arrivare a questo risultato.
Ma l’ente locale ha anche il dovere di difendere le sue scelte che hanno portato all’approvazione di una perimetrazione diversa da quella poi definita in sede di approvazione della legge regionale istitutiva.
Il ricorso presentato in via amministrativa non si pone in contrasto con l’istituzione del parco, ma solo in difesa di quanto deciso dal consesso di Palazzo dei Priori relativamente alla individuazione dei confini dell’intervento.
Ricordo a me stesso che i principi ordinatori della legge in materia di istituzione di parchi e riserve naturali stabiliscono che la definizione di tale aree deve essere individuata di concerto con gli enti territoriali competenti, tra cui ovviamente i Comuni interessati.
Questo dice la legge, questo chiediamo venga fatto.
E’ altrettanto vero e quindi assolutamente indiscutibile, che la legge regionale non deriva da un’iniziativa assembleare o dell’esecutivo, ma da una (anzi da due) del tutto legittime proposte di membri del Consiglio.
Davanti a due diverse interpretazioni sulla estensione dell’area, giusto che i promotori della legge regionale difendano il loro operato, ma altrettanto giusto che l’amministrazione comunale faccia altrettanto.
Un ulteriore chiarimento: il sindaco Marini, prima che la giunta deliberasse di proporre ricorso, ha personalmente informato della questione il presidente Marrazzo, chiarendogli intenzioni e motivi della scelta del Comune, proprio per rendere trasparenti gli scopi della amministrazione locale.
Ed allora cerchiamo di evitare polemiche inutili, interpretazioni distorte, voli dei soliti stracci.
Se gli irriducibili di turno ritengono che qualcuno stia dalla parte dei privati per difendere i soliti “interessi dei cementificatori” o che l’atteggiamento del Comune abbia qualcosa di “arrogante e deferente“, continuino a pensare quello che vogliono.
Credo difficile poter instaurare rapporti seri con chi si pone sempre sul piano dell’insulto e soprattutto con chi fa finta di non capire per scelta pregiudiziale.
Con chi invece, pur non condividendo la scelta fatta dal Comune di Viterbo, mantiene però un atteggiamento di critica costruttiva, credo non possa e non debba mancare il dialogo e la collaborazione.
Il mio amico Antonello Ricci mi ha chiesto, nella mia qualità di assessore all’Urbanistica, il patrocinio alla iniziativa del Comitato in programma per i prossimi giorni per festeggiare l’avvenuta approvazione del parco.
Convintamente l’amministrazione la sosterrà per ribadire quello che crede essere un momento non di arrivo, ma di partenza che tutti debbono contribuire a portare a compimento, così come ribadito anche in occasione di un positivo e qualificato dibattito tenutosi in Provincia qualche giorno dopo l’approvazione della legge regionale.
Il Comune ha sempre affermato, da anni a questa parte (e mi si permetta di dire che non era la sua una voce isolata), che riteneva diversa la perimetrazione da indicare. Ci siamo limitati a ribadirlo nella sede che poi dovrà decidere serenamente il da farsi.
Sul resto siamo pronti a fare la nostra parte.
Lo faremo anche per coloro che sanno solo utilizzare lo scontro verbale e che, per scelta meramente ideologica, sono sempre e comunque contro: ieri contro la superstrada e contro il raddoppio della Cassia, oggi contro l’aeroporto, definito una “scusa” per l’aggressione al territorio.
Ma che mi pare continuino ad usare macchina, aereo ed, ovviamente, cellulari sempre di ultima generazione.
Marcello Meroi
|