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Marcello Meroi
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- Una premessa: Carlo Galeotti non si aspetti da me la solita “obiettività”, perché in questa occasione, essendone parte in causa, mi consentirà di parlare di questo inizio di amministrazione Marini mettendo da parte l’“ecumenismo” che secondo molti mi appartiene.
Quattro mesi difficili, certamente: perché non è stato agevole subentrare ad un’amministrazione di qualità, rappresentata da un sindaco forte, non avendo avuto modo di prepararsi alla sostituzione a seguito della anticipata chiusura della consiliatura.
Perché la situazione economica, non quella specificamente interna all’amministrazione (perfettamente in regola con i conti), ma quella derivante dalla gestione delle società partecipate, è risultata particolarmente complessa e soprattutto pesantemente deficitaria.
Perché era la prima volta, quella delle elezioni primaverili trascorse, che ci si confrontava con un’unica lista di coalizione e non con aggregazioni precostituite tra partiti autonomi.
L’inizio mi è parso, lo dico onestamente al di là della premessa, del tutto sufficiente.
Il sindaco e i partiti che lo hanno sostenuto hanno messo insieme una squadra di buona qualità, riuscendo a mixare intelligentemente esperienza e rinnovamento, in un equilibrio virtuoso e che vede al vertice della giunta un politico sperimentato, ottimo amministratore, tra l’altro ben accreditato nella Capitale come in sede europea, cosa che per un Sindaco rappresenta una marcia in più.
La coalizione, pur nelle fibrillazioni naturali e tra l’altro caratteristiche di entrambe le maggiori alleanze, ha dato dimostrazione di coesione nelle scelte importanti sin qui assunte.
Le scelte, appunto.
Aver liquidato il Cev, avendo avuto il coraggio di scommettere su Francigena; essere riusciti a trovare con il sindacato (apparso responsabile e consapevole della difficoltà della situazione) un comune percorso da seguire; aver chiuso positivamente la vicenda Euroservice tutelando i lavoratori; aver fatto scelte coraggiose sulla viabilità; essere riusciti a recuperare un finanziamento cospicuo per le Rsa; aver ottenuto tasselli importanti per l’aeroporto: sono stati risultati che i cittadini pare abbiano apprezzato.
Qualcuno, da più parti, ha sottolineato con troppa interessata insistenza la volontà dell’amministrazione Marini di voler marcare una discontinuità con quella precedente.
Siamo chiari: il progetto di centrodestra a Viterbo è attuato dal 1995 ad oggi. Nelle sue linee essenziali, nella sua visione della città, nella sua identificazione programmatica alternativa alla sinistra.
Il fatto che ogni sindaco abbia proprie connotazioni e si voglia differenziare dal precedente è una caratteristica assolutamente fisiologica: lo è stato per il sottoscritto, per Gabbianelli, per Marini, come lo sarà certamente per il prossimo. Motivi di metodo, di impostazione, di carattere.
Così come è naturale che si abbiano, all’interno degli schieramenti politici così come nelle riunioni di giunta, visioni diverse su come affrontare le problematiche della città.
L’importante è poi trovare la sintesi, fare la scelta giusta e applicarla unitariamente. Questo credo sia stato il metodo di questo esecutivo, all’interno del quale si è tutti partecipi delle scelte di ognuno.
I gruppi consiliari hanno giustamente richiesto altrettanta partecipazione: una pretesa legittima, per la verità presente in ogni contesto elettivo in cui l’assemblea, di ogni rilievo e tipologia essa sia, chiede informazione, conoscenza, condivisione, per evitare di trasformarsi in mero “votificio”.
Questo forse è un po’ mancato nel primo periodo, ma una più serrata serie di incontri periodici sta colmando questa lacuna.
Se dovessi dare una definizione di questa amministrazione in questi mesi iniziali, mi sentirei di definirla “attenta e capace di ascoltare”.
Per ciò che mi riguarda, ma sono di parte, un modo serio di rapportarsi con i cittadini.
Per altri, al contrario, tutto il male possibile.
E’ purtroppo il perverso gioco della cattiva politica quello di giudicare il comportamento dell’avversario non da quello che realizza, ma dal colore della maglia che indossa.
Ma al di là del quotidiano “scoop” politico dai consueti toni apocalittici o dell’immancabile gossip culinario con imminente prossima rivolta dei commensali “congiurati”, mi sembra un buon inizio…
Marcello Meroi
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