 |
Marcello Meroi
Copyright Tusciaweb
|
|
|
- La bufera che ha travolto i comuni di Pescara e Napoli, unita alla dura sconfitta subita dal PD nelle regionali abruzzesi, ha certamente reso difficilissima la navigazione alla ex gloriosa macchina da guerra che vede oggi, ma domani non si sa, Walter Veltroni, alla guida dello schieramento di centro sinistra.
Ma più che la bruciante batosta subita su due fronti, quello verso il Pdl e quello verso Antonio Di Pietro, sono le indagini e le accuse alle giunte di sinistra a fare più notizia e soprattutto più danni nello schieramento antigovernativo.
Per anni contro Berlusconi, i suoi vecchi amici, il suo partito, si è scatenata una campagna politica e mediatica di rara violenza che ha tentato di identificare tutto quello che non fosse comunque di sinistra, come una sorta di malaffare.
Quando il Cavaliere vinceva al Sud, il merito era di Dell’Utri e dei suoi amici in odor di mafia, quando c’era da attaccare le Giunte dell’allora Popolo delle Libertà e dell’attuale Pdl, il riferimento era sempre alle contiguità, alla dubbia trasparenza, ai collegamenti con i poteri locali forti, alle “amicizie particolari”.
Bancarottieri e stallieri tutti sulla stessa barca, ad identificare un percorso oscuro, guidati da nocchieri di piratesche fattezze.
Poi sono venute fuori le prime amministrazioni targate Pd con qualche “problema”, poi sono stati pubblicati sulla stampa nomi eccellenti organici alla sinistra implicati in importanti inchieste giudiziarie.
Poi è venuta Firenze. Poi Pescara. Poi Napoli.
Ed allora si è finalmente compreso che la “questione morale” è un problema non solo di Berlusconi e soci, ma anche di coloro che fino a ieri si stracciavano le vesti per ribadire che da una parte c’è l’etica, la cristallina purezza e dall’altra esiste solo il malgoverno e la corruzione.
Sbagliato. Ed alla grande.
Dove sono ora quelli “che le indagini bisogna farle fino in fondo”, “che le sentenze non si commentano, si applicano”?
E soprattutto dove sono andati a finire quei signori, politici e giornalisti, che non si sono mai scandalizzati, in nome di un giustizialismo barbaro i primi e di un volgare diritto all’informazione i secondi, dei verbali di interrogatorio prima pubblicati dalla stampa e poi notificati agli indagati?
Dove è Travaglio, dove era Dominici, non solo sindaco di Firenze, ma Presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, quando indagavano e pubblicavano non allora contro i membri della sua Giunta, ma su decine e decine di suoi colleghi amministratori?
Erano tutti a sproloquiare, a cianciare su tv e giornali amici, a diffondere il verbo che la “questione morale” era solo problema dei loro avversari. E giù i trombettieri ed i gazzettieri a dare fiato agli strumenti.
Ora vedere Rosa Russo Iervolino gridare (si fa per dire...) ad un forte rimpasto di giunta, assistere all’incatenamento di Dominici davanti alla sede di “Repubblica”, ci provoca un po’ di tenerezza e ci fa anche sorridere.
Ma il sorriso in realtà è molto amaro e ci induce a qualche riflessione.
In questa nostra sgangherata Italia sarebbe ora di prendere, questa sì all’unanimità, una scelta legislativa coraggiosa e veramente alternativa.
Da parte di tutti coloro che sentono veramente come prioritaria la questione morale, individuare con grande attenzione quei rappresentanti che una volta si definivano “del Popolo” e che adesso, vista la loro procedura di nomina, così non possono più chiamarsi.
Ma proprio per questo sceglierli bene, applicando sanzioni di carattere economico che possano veder ridotto il finanziamento pubblico ai partiti, nel caso di accertati casi di malaffare.
Vediamo se, almeno su questo, la volontà di dialogare sia poi così reale.
Marcello Meroi
|