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Marcello Meroi
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- L'argomento che oggi mi ha affidato Carlo Galeotti è di quelli che sinceramente poco mi appassiona.
Dovrei parlare della “lite” tra Silvio e Veronica in relazione alle ventilate candidature, nelle liste per le Europee, di donne “di spettacolo” più o meno esperte di politica, ma certamente conosciute al grande pubblico per qualità sicuramente più tangibili.
Preciso subito che trovo questo argomento, che dalla scorsa settimana riempie le prime pagine di tutti i giornali, la cartina di tornasole che dimostra a quale livello sia giunta la politica o quantomeno una parte di essa in Italia.
Intanto una premessa: non so se con questo articolo rischierò l'espulsione dal Pdl... ma ritengo che nessuna motivazione possa esserci nello scegliere di candidare per importanti incarichi istituzionali, personaggi che certamente nessun valore positivo hanno da rappresentare.
Molti hanno motivato la scelta caduta su appartenenti al mondo di un certo spettacolo come la logica e normale conseguenza di inserire in lista uno spaccato di tutta la società.
Come allora poter escludere veline, attricette, ballerine, quando tale categoria in Italia ha purtroppo (e questo è tremendamente verissimo) una sua grande importanza e visibilità.
Perché allora non offrire alla valutazione della preferenza europea un bel tronista (dicesi di figo, obbligatoriamente con muscolo guizzante dalla canotta d'ordinanza), una bonazza naturale od anche siliconata di Grande Fratello o Fattoria, un giovane cantante preso tra gli amici di “Maria” (non la madre, ma la moglie del “Signore”), capace di produrre emozioni e pianti a dirotto tra il pubblico che nemmeno la nascita di un figlio riuscirebbe a provocare od addirittura un “opinionista” (così oggi abbiamo qualificato nel nostro Paese deficienti integrali spesso anche privi di un minimo titolo di studio e che vengono lautamente pagati per discutere appassionatamente di idiozie allo stato puro), che tanto spazio hanno in seguitissime trasmissioni dai masochisti dell'etere?
Si dirà che è quello che in realtà meriteremmo di avere e che tutto sommato i politici attuali non sono meglio di Ferdi e compagnia cantante.
Ma non è così, e soprattutto non può essere così.
Il popolo, anche con i suoi limiti e le sue manchevolezze, non può essere rappresentato oggi così male, come non doveva esserlo ieri da Cicciolina o da soggetti che avevano, quale loro unica caratteristica, quella di essere portatori del nulla televisivo e mediatico.
Qui non si tratta di dover cercare soltanto volti nuovi e gente giovane, perché su questo non potremmo che essere tutti d'accordo. Ma volti nuovi e gente giovane credibile, che abbia un messaggio da portare, un'esperienza da raccontare, un progetto da perseguire.
Mercoledì scorso, durante Tetris, Luca Telese ha mostrato ad una giovane parlamentare quattro fotografie di altrettanti politici del passato.
Questo volto nuovo della politica italiana non ha riconosciuto Giovanni Leone, Pietro Nenni, Margareth Tatcher, riuscendo a biascicare il cognome Fanfani (tralasciamo Amintore), solo perché suggeritole dagli altri imbarazzatissimi ospiti del programma.
Ed allora si abbia tutti il coraggio di dire che di certe candidature non sappiamo che farcene, non le vogliamo, le riteniamo inutili e controproducenti, segnale di un decadimento della politica che ormai, con la nuova legge elettorale dei “nominati”, lascia ai rispettivi padroni e non al Popolo la possibilità di indicare gli eletti, soprattutto scelti tra amici e fidati scudieri.
Ultima considerazione, tanto per non farmi dire dal direttore che sono andato fuori tema.
Cosa dire sulla lite tra Silvio e Veronica, con conseguente richiesta di separazione avanzata da quest'ultima.
Trovo che la “signora”, così come il premier ha amato definirla, abbia avuto nel suo più recente passato qualche comportamento un po' anomalo.
Forse avendo scarse occasioni di colloquiare direttamente con il marito, ha ritenuto opportuno comunicare con lui attraverso i giornali. Un po' come se Marini o Mazzoli, volendo discutere con le rispettive consorti, affidassero il loro scambio di opinioni familiari alle pagine della stampa viterbese.
Veronica Lario ha definito “ciarpame senza pudore” la storia delle candidature delle veline, poi di fatto smentita dai fatti.
Come darle torto.
Ma anche affidare ai giornali i suoi personalissimi sfoghi, oggi come ieri nell'occasione della polemica sulla Carfagna e guarda caso proprio a Repubblica ed alla Stampa, non credo possa meritare diversa definizione.
Anche in questa circostanza tutto quanto fa spettacolo e come negare quindi alla temporanea first lady, soprattutto quando parla male del marito, qualche paginata della migliore tradizione giornalistica nazionale.
In conclusione, far riacquistare dignità alla politica appare impresa ardua, anche perché l'attenzione che anche i mass media dimostrano è più quella sulle sue tante, troppe involuzioni, che sulle poche, ma certo interessanti espressioni innovative e di spessore.
Il gossip è ormai il totem anche dell'informazione, che evidentemente ritiene più utile rincorrere il criterio dell'interesse economico che quello del servizio di qualità.
Forse tutto questo è il frutto di quello che i malinconici, fuori moda, superati e nostalgici assertori di polverosi concetti, definirebbero il prodotto di una società senza più valori e punti di riferimento.
Ma questo è un altro discorso.
Marcello Meroi
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