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Marcello Meroi
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- Dopo che ormai da mesi le testate giornalistiche nazionali e straniere comunque facenti riferimento al gruppo De Benedetti - Espresso - Repubblica, hanno condotto un attacco al presidente del Consiglio esclusivamente incentrato su aspetti della sua vita privata, Berlusconi ha provveduto a querelare il giornale diretto da Ezio Mauro.
Apriti cielo! La stampa democratica e le associazioni e i rappresentanti dei giornalisti hanno gridato all'attacco alla libertà di pensiero, all'intimidazione di stampo fascista all'informazione, a un rinnovato clima di limitazione dei diritti dell'individuo.
Non voglio ulteriormente annoiare i miei pochi lettori con considerazione già ampiamente espresse sul merito, la liceità della vicenda, la tutela del diritto alla privacy.
Rifletto soltanto sul fatto che il giornalismo se è tale, anche di inchiesta ed anche particolarmente “di assalto”, non possa comunque trasformarsi in un gossip continuo, divenendo da strumento di indagine e denuncia, spia ed amplificazione di pruriti di vario genere.
Un tempo il sogno dell'inviato era la zona di guerra; coraggiosi erano definiti quei giornalisti impegnati in reportage su traffici illeciti, sulle vie internazionali della droga o sui mercati delle armi. I premi Pulitzer venivano consegnati a coloro che attraverso il proprio lavoro, affascinante e per tanti versi pericoloso, ma sempre di grande rilievo, davano ai lettori non soltanto notizie ed inediti, ma anche idee, spunti di riflessione, qualità del prodotto confezionato.
Oggi i giornalisti (se così ancora li vogliamo chiamare) più famosi sono coloro che sostituiscono all'intervista la cimice sotto il materasso, che immortalano nei loro obiettivi non più i grandi fatti di cronaca, ma le tette e possibilmente ogni altra parte anatomica di quelle che elegantemente definiscono “escort”, che utilizzano un materiale che un tempo era unanimemente considerato vera spazzatura, come preziosissimo (in tutti i sensi) frutto del proprio lavoro.
Vero è che in Italia si è sostituito ai Montanelli, ai Biagi, ai Pansa, ai Giovannini, ai tanti ottimi giornalisti anche locali, un variegato mondo di soggetti che utilizzano la stessa qualifica professionale per dare voce e stampa a quelli che purtroppo, in questo Paese, sono i giornali più letti e che danno il meglio proprio nell'esaltazione di personaggi e mondi falsi, inguardabili, improponibili, prodotto di un mercato qualitativamente indecente e che andrebbe messo immediatamente in una puzzolente cantina.
Ed altrettanto insopportabile è il livello assunto dall'informazione proprio in quei campi dove essa dovrebbe svolgere un ruolo insostituibile di indagine.
Ecco dunque perché poi tutto degenera: anche il premier, con una denuncia censurabile forse non tanto nelle motivazioni, ma soprattutto perché alimenta ulteriormente le ridicole accuse di comportamenti "da regime".
Ma in tutto questo una cosa è veramente "disgustosa": sostenere che quando il bersaglio di tale spazzatura sia qualcuno.... a caso..., tale "monnezza" si definisca fondamentale per la crescita democratica e da difendere per i principi di libertà che ispirano l'informazione.
Quando al contrario la stessa fanghiglia sia usata contro altri, allora si trasformi in "killeraggio" politico ed "intimidazione" intollerabile.
Ma fateci il piacere!
Marcello Meroi
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