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Marcello Meroi
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- E' difficile non dare ragione al sindaco Marini quando afferma che il passaggio dal pubblico al privato, per ciò che concerne la gestione di servizi essenziali al cittadino, rappresenti una sconfitta della politica.
Di quest'ultima certo e non degli utenti perché, come giustamente afferma Renzo Trappolini, se l'azienda privata riuscirà a dare un servizio migliore a costi magari inferiori, il contribuente ne avrà tutto da guadagnare.
Ma è proprio la politica ad essere la principale sconfitta, reduce da insuccessi a raffica nella gestione dei servizi, con risultati che appaiono ovunque del tutto inadeguati alle necessità.
Non si tratta ovviamente di una battaglia persa a livello locale, ma di una ormai endemica incapacità in generale a fare scelte vincenti, sia di efficienza che di economicità, nello svolgere compiti di tale spessore e di indubbia difficoltà.
Che “il Pubblico” non sia all'altezza della situazione è stato dimostrato in maniera inequivocabile dalla recente normativa varata dal Parlamento che ha di fatto invertito la tendenza ad una gestione istituzionale dei principali servizi, stabilendo il ritorno al regime delle privatizzazioni.
Il privato ha tempi diversi e necessariamente rapidi per fare valutazioni, strategie economiche e di concorrenza nel mercato da attivare immediatamente, obblighi di investire capitali propri, normative più elastiche da applicare, riesce a controllare meglio organizzazione e scelte aziendali.
La politica media tra interessi amministrativi a volte contrapposti, ha notoriamente lungaggini burocratiche devastanti, utilizza risorse pubbliche, combatte contro norme e regolamenti ancora farraginosi, ma soprattutto non riesce a svincolarsi dal pregiudizio della scelta di parte, del prevalere della volontà di schieramento, incapace troppo spesso ad anteporre fondamentali interessi comuni a valutazioni miopi e del tutto particolari.
Inoltre pare del tutto inadeguata ad essere autorevole nei confronti della struttura, paralizzata come è a non disturbare troppo alcuno e memore che ogni anno, per una od altra circostanza, i cittadini, e quindi anche i dipendenti, sono chiamati alle urne.
Comprendo bene che scandalizzerò qualcuno, ma non capisco la logica dei sostenitori della gestione pubblica a prescindere. La preferisco, ma solo quando riesce a dare risposte adeguate, qualità delle prestazioni, rapporto costi-benefici positivo.
Se al contrario debba invece rappresentare ulteriori carrozzoni privi di managerialità ed incapaci ad uscire dalla logica spartitoria e perversa del peggiore partitismo, ben vengano i privati.
Non credo infatti che durante la doccia il cittadino plauda alla composizione del Consiglio di Amministrazione od alla provenienza dei revisori contabili della società incaricata della gestione idrica, ma sia invece molto sensibile ad avere acqua pulita, erogazione congrua anche nelle giornate di caldo torrido, tariffe adeguate.
Sconfitta dunque della politica nel non essere riuscita a dimostrare la propria capacità ad uscire da schemi logori e da un deja vu ormai generalizzato, culturalmente inadeguata ad un salto di qualità.
Ne siamo ormai abituati, ma per chi come noi, ancora ci crede, è un' ulteriore brutta conferma.
Marcello Meroi
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