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Marcello Meroi
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- La stampa inglese prefigura, ma sarebbe meglio dire auspica, una caduta in tempi non lunghissimi di Berlusconi e la sua “corte”.
Chi conosce un po' di storia della stampa britannica, sa perfettamente che non è mai stata tenera con l'Italia e soprattutto con i governi di centrodestra.
Gli Inglesi, che spesso farebbero bene a guardare con maggiore attenzione quello che accade in casa loro, evitando di fare i moralizzatori all'estero, non amano il nostro Paese, non stimano particolarmente il nostro popolo, non gradiscono i governi che non siano “politically correct” e cioè schierati dalla parte del Labour Party.
In questa grancassa mediatica alimentata anche da alcune lobby ben identificate a livello internazionale, sembrano essere i più attivi, insieme ad alcuni settori della stampa spagnola.
La realtà, come già detto in altre occasioni, è invece piuttosto semplice ed anche abbastanza triste.
Berlusconi è, inutile negarlo, un personaggio carismatico, un leader dotato di una straordinaria capacità di comunicazione, un uomo sul quale non possono esistere giudizi intermedi.
Ha oggi un grande seguito in Italia, è vero che è gradito dalla maggioranza degli elettori, è un trascinatore. E' quello che, da non politico ha creato prima un partito dal nulla (raccogliendo alla sua prima uscita otto milioni di voti) e poi costituito dal predellino di un'auto, uno schieramento che ha saputo amalgamare, modulare e portare al governo.
Davanti a tanta forza i suoi avversari risultano del tutto inermi e non riescono a contrastarlo. Indietro anni luce sulla politica estera, su posizioni indifendibili sui temi della sicurezza, incapaci di dialogare costruttivamente con le classi produttive e lavoratrici, divisi al proprio interno e soprattutto privi di un vero leader.
Diceva ieri Tremonti, rispondendo alle domande di Lucia Annunziata, che la sinistra nel passato aveva un cielo stellato ed una forza sulla terra: guardava in alto all'ideologia e si sosteneva con le giunte sul territorio. Oggi è priva della prima ed è stata sconfitta con le seconde.
Cosa rimane allora ad un avversario privo di programmi, idee, guida, se non tentare di portare la battaglia su di un terreno diverso da quello dove non si sarebbe all'altezza di giocare?
Ecco allora le storie “torbide”. Alimentate prima da una non più riservata consorte, che guarda caso utilizza i giornali dell'opposizione per attaccare pubblicamente il marito; il rapporto (amicale?, familiare?, sessuale?) con l'allora minorenne Noemi; le foto rubate a Villa Certosa, trasformata da lussuosissima dimora a casa di perdizione pullulante di scosciate e disponibilissime... escort; qualche festino forse “polveroso”.
Probabilmente dovremo attenderci a breve anche il Silvio incestuoso (con rara perfidia un noto rotocalco faceva notare la somiglianza tra la ragazza di Casoria e la figlia del premier...), perché no anche dedito a frequentazioni già gradite da nobili rampolli torinesi e, subito dimenticati, impalpabili ex portavoce governativi.
La verità è che la politica è morta, uccisa da una classe partitica imbarazzante ed inaffidabile, lontana dai cittadini, tanto autoreferenziale quanto priva di credibilità.
L'ultima campagna elettorale per questo verso è stata illuminante. Pochissimi hanno saputo parlare di Europa, di strategie, di programmi comunitari od amministrativi. Da una parte dello schieramento politico nazionale si è solo trasmesso, con dovizia di particolari ed ulteriori aggiunte, l'antiberlusconismo, l'odio per un uomo, il solito disco rotto sull'improponibilità del personaggio.
Gli italiani, gente più attenta ed intelligente di quanto Santoro, Grillo, la banda del travaglino e tutti i saltimbanchi che dovrebbero ringraziare dell'esistenza di Berlusconi perché altrimenti costretti a trovare qualche lavoro per sbarcare il lunario, sono stati chiarissimi: non ne possiamo più della istituzioni trasformate in grande fratello, della politica del buco della serratura.
I giudizi si esprimono sui fatti, sui programmi, sui risultati.
E su tali temi, piaccia o meno ai tabloid della “perfida Albione”, contro questo Berlusconi non ce n'è per nessuno.
Marcello Meroi
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