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Marcello Meroi
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- Le terribili immagini trasmesse in questi giorni da Kabul e quelle forse ancora più tremende mandate in onda in diretta dall'aeroporto di Ciampino, ci hanno purtroppo riportato alla memoria i tanti tristissimi fatti di cui i nostri militari sono stati vittime in questi anni nelle difficili zone di guerra in cui operano.
Immagini di morte, di dolore, di strazio, ma anche di onore, di fedeltà ad un impegno, di coraggio e di amore per la propria Nazione.
Le nobili parole pronunciate dai parenti delle vittime, il loro richiamo ai Valori in cui chi è caduto credeva, sono la più alta e nobile risposta alle Istituzioni, ai politici, ai partiti, a tutti gli Italiani impegnati ancora una volta a chiedersi se sia giusto portare i nostri soldati in missioni tanto lontane e tanto pericolose.
Una cosa è certa: le nostre Forze Armate sono impegnate in missioni di pace, ma operano in territori di guerra.
La risposta più semplice, quella che anche avvalorata dai tanti lutti vissuti sarebbe più semplice dare, è che sia arrivato il momento di far tornare a casa i nostri ragazzi.
Ed è quella che in questo momento molti sostengono, sia come sempre l'estrema sinistra e la Lega (che pure ha sempre votato a favore delle missioni all'estero), sia il sempre più insopportabile, per populismo e demagogia, Di Pietro.
Ma importante è stato, anche in questa drammatica occasione, che il Capo dello Stato, le più alte cariche istituzionali, il Governo e la stragrande maggioranza delle forze parlamentari, si siano sentite unite nella difesa di quello che i nostri militari hanno fatto nelle zone più calde di tanti Paesi stranieri per difendere pace e libertà dei popoli.
Dimostrare infatti di condizionare scelte di politica estera da queste tragedie è certamente legittimo, ma rafforza negli assassini la convinzione che commettere altri attentati possa portare a raggiungere il risultato voluto: la cancellazione dell'impegno delle Nazioni Unite in territori di guerra che rappresenterebbe la sconfitta di un grande impegno civile.
Lanciare oggi alto il messaggio di chi non vuole arrendersi al terrorismo, alla violenza fanatica, anche alla comprensibile paura, è doveroso per la stabilità internazionale, per la civiltà, ma soprattutto per il rispetto e l'onore di chi ha perduto la propria vita per questo obiettivo.
Ecco perchè è giusto indignarsi davanti a coloro che con linguaggi indecenti e con messaggi truculenti e sanguinari frutto del loro odio ideologico (da oggi appare su un sito rivoltante l'immagine dell'interno di un C130 pieno di bare avvolte dal Tricolore, con a fianco un Babbo Natale e sotto la scritta “Per Natale tutti a casa”), inneggiano alla morte dei ragazzi in divisa.
E sarebbe oltre che giusto anche doveroso che finalmente un magistrato di qualsiasi Procura d'Italia, certamente informato della stampa anche nazionale dell'esistenza di siti di tal fatta, assumesse i necessari provvedimenti per porre fine ad un'indecenza che, tra altro, configura gravissime ipotesi di reato e ne ordinasse l'oscuramento perseguendo i responsabili di tale vergogna.
Per questo, sia pure valutando ulteriori misure di sicurezza a tutela dei nostri soldati, è oggi importante non abbandonare quei territori, stando a fianco dei civili che reclamano libertà ed istruendo le locali forze armate ad affrontare le emergenze.
Un compito che certo bene hanno svolto i nostri ragazzi in divisa e che dovrà continuare anche in nome dei tanti che non sono più con loro.
Marcello Meroi
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