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Severo Bruno
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- In tempi di ombrelloni spesso si ammazza il tempo, più che viverlo. Spesso, certo, ma non sempre.
Mi è capitato infatti di essere trascinato casualmente in considerazioni molto poco agostane, espresse a più voci da vicini, ospiti e amici di vicini, conoscenti, insomma tutte frequentazioni casuali non ricercate.
Ebbene, anche se di solito ero solito esprimermi con generici brontolii di consenso, più volte sono stato sorpreso da varie considerazioni, per esempio, sulla visita del Papa a Viterbo il prossimo sei settembre o dalle attese che ha suscitato.
“Speriamo che la visita del Papa sia l'occasione per sentire e far sentire ai nostri figli una parola buona e augurale per il futuro, detta con parole semplici adatte ai giovani e a gente normale, che diventi di riferimento per tanti che trovano difficoltà a riconoscersi, come genitori, come figli e come cattolici, nei valori propagandati nelle teleimboniture quotidiane”.
Così si è espresso un genitore, allarmato dagli esempi di vita quotidiana che si leggono sui costumi dei potenti, che rischiano di diventare moda e modello nel vuoto educativo televisivo, per tanti giovani che crescono già senza illusioni.
A parte i concetti, anche se ho cercato di riassumerli fedelmente, certamente sarà andato perduto il garbo con cui sono stati esposti, nato dall'ansia di un genitore impegnato a combattere il velinismo in famiglia, diventato quasi un programma di lavoro possibile.
Perciò si poteva cogliere in quelle parole sia lo smarrimento, sia la speranza, quasi una preghiera che si spera sia ascoltata, ma che intanto, solo per averla formulata, ci lascia più leggero il cuore.
Un'altra riflessione assai significativa l'ha provocata un volontario della Caritas che non sa come conciliare il suo impegno in favore dei diseredati con le norme antiimmigrati del governo attuale.
Per la verità, nel gruppo erano state espresse anche molte riserve sugli immigrati irregolari, sulla delinquenza conseguente ecc., ma il reato di clandestinità aveva già compattato la maggioranza dei contrari, concordi nel definirlo ingiusto e dannoso.
“Io sono arrivato, in famiglia non so più che dire sugli immigrati, sul dovere di accoglienza verso tanti bisognosi, sulle violenze patite da tanti disperati che arrivano nel nostro Paese per lavorare, in cerca di fortuna.
Ora son diventati per la televisione tutti delinquenti e noi che cerchiamo con sacrificio di aiutarli siamo a rischio di essere accusati.
Mi piacerebbe proprio sentirla una parola del Papa sull'argomento, e la vorrei rivolta a noi, siamo in tanti e tutti in attesa, sì, vorrei proprio avere un incoraggiamento pubblico, anche per potermi spiegare nel mio ambiente, e per poter dire che la Chiesa non è cambiata, non ha paura di dire ad alta voce che prosegue nella sua missione”.
Come si vede, argomenti profondi e “veri”, non agitati per l'occasione, forse un tantino esagerati, ma la visita di un Papa non è una occasione qualunque, promuove riflessioni ed esami di coscienza, sempre che non si voglia perdere tutto in favore della cerimonia e della ufficialità.
Severo Bruno
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