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Severo Bruno
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- La notizia bomba della settimana è indubbiamente il crollo del Pil del 6% sull'anno precedente, che corrisponde a un crollo della produzione di almeno un 30%, come altri indici industriali hanno già indicato.
La crisi è in corso a tutti gli effetti e non possiamo illuderci che sarà breve, in quanto si tratta di affrontare in alcune zone una vera e propria deindustrializzazio ne con possibile dispersione di esperienze e professionalità ed una disoccupazione generalizzata.
Si tratta di contrastare tutto questo con misure efficaci e tempestive, non di lungo periodo, ma immediate.
Dai dati pubblicati appare tanto più grave, da parte del governo e della maggioranza che lo esprime, l'assenza di qualsiasi iniziativa e di misure concrete.
Sembra che il tutto sia lasciato al caso e alle correzioni automatiche di mercato, come si trattasse di materia di secondaria importanza, messa in ombra da argomenti come le ronde, o il reato di clandestinità o le misure di depotenziamento della attività della Corte dei conti.
L'unica contromisura che è stata immediatamente presa, consiste nella sottovalutazione, nella parola d'ordine di non pubblicare, di non commentare, di non fornire dati da cui potrebbero emergere i reali termini della situazione.
Su questo indirizzo di politica ad usum delphini, il presidente Berlusconi ha puntato per ingigantire i risultati della sua attività di governo, un po' come è già avvenuto con la storia dei rifiuti di Napoli, dapprima montati in tutti i telegiornali durante il governo Prodi, e poi spariti da ogni reportage come d'incanto.
Un esempio chiarissimo lo abbiamo avuto proprio in questi giorni, con la conferenza stampa del presidente del consiglio, che è suonata subito strana, sia per il periodo, sia per la mancanza di argomenti nuovi idonei a giustificarla.
Era il 7 agosto, l'indomani tutti i giornali e le testate televisive avrebbero dato grande risalto alla peggior notizia dell'anno, quella del crollo del Pil, che avrebbe denunciato clamorosamente e pubblicamente il fallimento della azione di governo, incapace di affrontare ed attenuare la presa della crisi.
Ebbene, l'indomani tutte le prime pagine e quasi tutte le televisioni hanno aperto invece con le parole di Berlusconi contro il Tg3, gratuitamente e sorprendentemente aggredito nelle persone dei suoi dirigenti e giornalisti, senza che ne fosse indicato il motivo attuale o la causa scatenente.
Infatti il Tg3 è stato accusato soltanto di aver mandato in onda, il giorno prima, ben quattro servizi “ ...tutti negativi e di contrasto alla attività di governo... l'unica tv al mondo che con i soldi pubblici attacca il governo...”.
Si noti, nessun attacco al governo è stato citato, ma solo l'accusa di aver dato spazio ad argomenti scomodi e di non averli omessi.
Non serviva nemmeno una difesa, vista l'assurdità dell'accusa, come nel caso classico “ Superior stabat agnus...”, ma tanto è bastato per coprire l'altra e ben più grave notizia. Un po' come fece con il “partito del predellino”, nato per coprire il lancio del Pd.
Come si vede, la situazione è veramente drammatica se si arriva a lanciare intimidazioni alla stampa, il cui diritto di pubblicare le notizie corrisponde a un interesse pubblico costituzionalmente protetto, solo per rubare spazio a notizie scomode.
Ecco perché in conferenza stampa si è parlato solo dei pretesi successi del governo, perché il presidente voleva replicare in anticipo all'altra notizia ancora non data, che l'indomani avrebbe a tutti rivelato in quali mani abbiamo messo le nostre sorti.
Comunque, bene ha fatto Sandra Bonfanti, presidente di Giustizia e Libertà, a fare un appello in difesa della libertà di stampa e del servizio pubblico Rai contro il regime che avanza, perchè non c'è da fidarsi.
Nel dubbio rimangono sempre valido l'appello alla resistenza, proclamato dal procuratore Borrelli, e la fiducia nei giornalisti, almeno in quelli che sanno difendere nella libertà la loro dignità, tenendo ben presente, in ogni occasione, che, in fondo, gli uomini con i tacchi sono più piccoli di quanto appaiano.
Severo Bruno
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