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Severo Bruno
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- La solitudine dei primi.
Non è solitudine. E' riservatezza, timore e gelosia.
Sono gelosi della loro unicità e pensano solo a conservarla, a renderla esclusiva, quasi fosse nello interesse collettivo, specie in politica.
Recenti cronache riportano quotidiane dichiarazioni di candidati a qualsiasi carica, che invocano rifondazioni, nuovi valori fondanti e simili, accompagnate da anatemi e sconfessioni dei vecchi partiti.
In simili appelli al rinnovamento generico, non ho mai incontrato inviti alla collaborazione e alla partecipazione, come se il tutto dovesse pervenire dal singolo, dal candidato e dal suo mondo culturale esclusivo.
Sembra proprio che si tratti di una “rivelazione” e il posto che è riservato agli interlocutori è solo quello di seguace, mai di coautore.
In tutto questo i cittadini non figurano, tutti in vacanza, assenti, interessati soltanto a sfilate di moda, alle vicende della Roma, ai tuffi in piscina ed alle veline. Almeno questo appare nei giornali e nelle televisioni, secondo un quadro voluto di disimpegno sociale attuato da editori consenzienti.
In realtà, chi sente le opinioni dei cittadini, come può la gente normale esprimersi e farsi ascoltare? Questa delicata ed essenziale funzione di raccordo e di partecipazione dovrebbe essere svolta con continuità dai partiti politici, proprio come facevano i “vecchi” partiti, quando anche nei più piccoli paesi, in consiglio comunale si parlava di Patto atlantico, di legge truffa, di divorzio, della rivolta ungherese, del compromesso storico ecc, e anche quei cittadini, quegli ultimi, potevano dire la loro ed aveva peso la loro opinione.
La solitudine dei primi, cioè delle persone che concentrano nelle loro mani il potere, o che comunque meglio lo rappresentano, nasce perciò dalla incapacità di dialogo e di comunicazione con la base, quindi dalla loro auto esclusione e, forse, anche dalla loro sordità.
E il problema è serio, solo se si considerano i fallimenti di alcuni referendum, l'aumento del numero degli astenuti nelle competizioni elettorali ed il crescente disinteresse per le questioni politiche, così come l'indifferenza al malaffare o, più semplicemente, al malgoverno.
Il distacco dalla base, la sua mancata partecipazione alle grandi decisioni è senza dubbio una delle cause di questi fenomeni sociali, insieme al problema dell'informazione che è, nella quasi totalità, tendente a favorire il disincanto dei cittadini,non soltanto con notizie poco fedeli, ma anche con altre non date.
Ecco perchè sembrano straordinarie quelle rare persone sconosciute che dicono la loro, fuori dal coro, in congressi programmati soltanto per gli applausi : non sono straodinarie, semplicemente fanno parte del Paese reale, e sorprendono perchè sono solitamente senza diritto di parola e senza ascoltatori.
In campo politico e sociale non ci possono essere numeri primi se non in stretto rapporto con la base. E se non sono diventati primi con questo percorso o non lo rispettano, prima o poi rimangono soli e non più primi.
Severo Bruno
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