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Addio Opel - ll corsivo di Bruno
Il cu-cu della Merkel
di Severo Bruno
Viterbo - 1 giugno 2009 - ore 3,30

Severo Bruno
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- Come ormai tutti sanno, la Opel ha deciso di non partecipare al grande progetto Fiat di un nuovo gruppo automobilistico di dimensioni mondiali.

Per la società tedesca ha deciso il governo federale, legittimato a scegliere a chi dare il contributo destinato a salvaguardare il maggior numero di posti di lavoro in discussione.

E così, gli “amici“ del nostro governo Putin e Angela Merkel ci hanno bellamente messi all'angolo, arrivando in quattro e quattr'otto ad un rapido accordo, contro ogni previsione e contro ogni logica industriale.

Infatti, il consorzio Magna è un produttore di componenti, non di automobili, e la cordata cui fa capo comprende una banca russa semipubblica, la Sberbank, guidata da un plutocrate già dichiarato persona non gradita dagli USA, sostenuto fortemente da Putin e suo amico.

In realtà ha vinto la lobby russo-tedesca guidata dall'ex Cancelliere Schroeder, socialdemocratico, attualmente dirigente del consorzio North Stream della Gazprom, che vuol dire in volgare gas e petrolio, in un quadro di sviluppo delle relazioni russo tedesche in campo energetico e della espansione del mercato automobilistico in Russia.

Quest'ultimo obiettivo potrebbe essere molto interessante,se non fosse che in quel paese attualmente il mercato automobilistico è precipitato del 60% e non vi è alcun segnale di ripresa.

Le azioni della nuova società sarebbero ripartite per il 20% alla Magna, il 35% ciascuno a Gm e Sberbank ed il 20% ai sindacati. Se quindi si deve essere precisi, il gruppo Opel è stato affidato alla finanza russa ed al fallimento GM, che sono stati considerati più affidabili degli altri contendenti e così forti da superare ogni strategia di logiche industriali.


Pecunia non olet , si deve concludere ancora una volta.

Altre considerazioni però vengono in mente dopo aver conosciuto le modalità singolari della trattativa sul caso Opel e riguardano i rapporti esistenti tra la nostra oil company Eni e Gazprom ed i programmi sulla futura collaborazione . Possiamo esser sicuri che l'approvigionamento del gas e del petrolio russi siano frutto di una libera analisi di mercato, così come la politica di joint venture per le posa in opera di gasdotti marini e sulla terra ferma, o piuttosto siano il risultato di una accorta ed autorevole azione di una lobby del tipo di quella che ha deciso per la Opel?

Se non sbaglio, anche ad un nostro politico importante fu offerto da Gazprom il ruolo di dirigente analogo a quello ricoperto da Schroeder: allora fu opposto un cortese rifiuto, ma nel frattempo a quali politici è stato offerto un simile incarico e, in caso affermativo, quali incarichi istituzionali essi ricoprono?

Non c'è colbacco né brindisi che tenga, il Presidente Putin non fa sconti a nessuno, negli affari ed in politica, non vale nemmeno coltivarne l'amicizia personale perchè questa non si traduce, né si può tradurre, in condotte politiche statali diverse dall'interesse nazionale, almeno per quanto se ne sa.

E allora perché continuare con il “caro amico” e con lo scambio di visite, se non sono servite nel caso Opel neppure ad avvertirci dell'interesse russo a partecipare? O mi sfuggono cose non pubblicate?

Non convincono neppure le considerazioni del ministro Tremonti sulla utilità che avrebbe avuto un intervento di Berlusconi , che la Fiat invece non ha mai richiesto.

Non convincono, perché un capo del governo avrebbe dovuto d'ufficio interessarsi del caso che vedeva impegnata la più grande azienda privata del paese; e non convincono soprattutto perchè, vista la sua amicizia strombazzata e reclamizzata con il controinteressato, doveva essere naturale avvertirsi reciprocamente di strategie confliggenti. Non serviva davvero una raccomandata.

Anche con la cancelliera federale Angela Merkel i rapporti sembravano stretti e cordiali, tanto che Berlusconi si permise di giocare con lei a nascondino, ma questa volta a fare “ cu-cu“ è stata lei.

Fuor dello scherzo, anche per il caso Opel non possiamo registrare un gran consenso per il paese: speriamo almeno che quanto avvenuto convinca i responsabili che nei rapporti internazionali non sono sufficienti pacche sulle spalle e barzellette, ma occorrono serietà e credibilità, specie ai massimi livelli.

Severo Bruno

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