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Severo Bruno
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In Italia sta diventando sempre più difficile esercitare la libertà di stampa, come credo avvenga nelle repubbliche asiatiche ex Urss
o nei paesi del sud America.
Mi riferisco ovviamente a quel giornalismo non ossequioso con il potere, che svolge invece una funzione pubblica di inchiesta e di ricerca della verità, turbando equilibri politici o di affari, denunciando prassi omertose e scandali non denunciati. Più sul tipo “Report” per capirci, che “ Porta a Porta”.
La stampa indipendente costituisce un vero pericolo per tutti quei regimi che usano ogni mezzo per la conquista del consenso, specie la menzogna e la propaganda, vista la difficoltà di meritarlo con una azione amministrativa virtuosa.
In Italia il problema lo si avverte in modo più acuto, visto che solo una parte del mondo dell'informazione non fa riferimento al presidente del consiglio, per cui i media indipendenti si possono riconoscere facilmente e possono essere attaccati con facilità dal potere.
Ormai siamo abituati ad una serie infinita di smentite, rettifiche, accuse di falso alla stampa e ai giornalisti, colpevoli di essere al servizio dell'opposizione sempre e comunque.
D'Alema ha affermato che Berlusconi non sopporta la libertà della stampa da lui non controllata, e questa considerazione è largamente condivisa all'estero.
Anche per questo, credo, Freedom House, una autorevole organizzazione americana indipendente nata nel 1941 per la difesa della democrazia e della libertà nel mondo, sotto la presidenza di Eleanor Roosevelt, ha retrocesso l'Italia all'ultimo posto tra i paesi occidentali perch
é
la libertà di stampa è parziale a causa “..della situazione anomala a livello mondiale di un premier che controlla tutti i media, pubblici e privati..”.
Tra le ultime sdegnate smentite c'è da notare quella della
p
residenza del consiglio che ha accusato il quotidiano La Repubblica di agire “per invidia e odio”, per aver osato porre al premier dieci domande sul caso Noemi-Berlusconi.
La smentita è da sottolineare perché
non si è mai visto un organo istituzionale replicare o smentire fatti privati del presidente ( la immaginate la Casa Bianca intervenire sul caso Lewinski?); perché
porre domande rientra nell'obbligo professionale del giornalista; e infine perch
é
non se ne capisce il senso, ad esempio quale sarebbe l'oggetto della presunta invidia, forse l'amicizia con Noemi?
Fatto sta che ormai il caso è diventato un affare di stato.
Se è vero infatti che il giornalista ha il diritto di fare tutte le domande che reputa opportune, è altrettanto vero che il politico ha il diritto di non rispondere, ma in tal caso il suo silenzio equivale a una fuga (sul Financial Times, Guy Dinmore).
Ma in tal caso, può un paese tollerare che il capo del governo taccia su fatti che potrebbero essere ritenuti gravi (v
edi le cose dette da
Veronica Lario)?
El Pais, Die Zeit, Sueddeutsche Zeitung, The Times, sono tutti concordi: Berlusconi dovrebbe rispondere alle famose dieci domande rivoltegli da Repubblica.
“Le bugie del premier-afferma Marcelle Padovani su Nouvelle Observateur- hanno colpito molto all'estero: ...la credibilità di Berlusconi è stata messa in discussione”.
Faccia il piacere,
p
residente, fornisca i chiarimenti richiesti e faccia tacere tutti gli invidiosi. Per Sua comodità trascrivo le dieci domande:
1)Come e quando ha conosciuto il padre di Noemi?
2)Quante volte vi siete incontrati e dove?
3)Come descriverebbe le ragioni della
s
ua amicizia con lui?
4) Perché
ha discusso con lui di candidature, se non fa parte nemmeno del P
dl
?
5)Quando ha conosciuto Noemi?
6)Quante volte l'ha incontrata e dove?
7)Si occupa di Noemi e del suo futuro e sostiene economicamente la sua famiglia?
8) E' vero che le ha promesso di sostenere la sua carriera nello spettacolo e in politica?
9) Sua moglie ha detto che l
ei frequenta minorenni. Ce ne sono altre che incontra?
10) Quali sono le
s
ue condizioni di salute?
Anche se sono noti a tutti, volenti e nolenti, i suoi ritmi di lavoro ed i suoi impegni, per qualche chiarimento occorrono pochi minuti.
Suvvia, risponda presidente.
Severo Bruno
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