Ala Ceoban Copyright Tusciaweb

Fabrizio Berna, avvocato di Ala Ceoban Copyright Tusciaweb

Pierfrancesco Bruno, avvocato di Ala Ceoban Copyright Tuscuaweb

Gli avvocati di Ala Ceoban, Pierfrancesco Bruno e Fabrizio Berna stanno valutando un eventuale ricorso al tribunale del riesame.

“Per ora è solo una possibilità – spiega l’avvocato Berna -. Per fare ricorso abbiamo bisogno degli atti, che non ci verranno consegnati prima del 17 agosto. Entro il 20 agosto dovremo depositare il ricorso. In pratica, in soli tre giorni, avremo un’immensa mole di materiale da esaminare, per poi decidere sul da farsi”.

Oggi l’avvocato Berna incontrerà Ala al carcere di Civitavecchia, dov’è detenuta dal 5 agosto.
La sua assistita è rimasta fino ad ora con la “bocca cucita”, avvalendosi più volte della facoltà di non rispondere. Un silenzio che il suo legale interpreta più come un ostacolo alla ricostruzione della vicenda, che non come un’ammissione di colpevolezza.

“Questo non vuol dire che sia stata lei a uccidere la sorella e la nipote – dichiara il suo legale -. Resta il fatto, però, che abbiamo bisogno di conoscere la sua versione, perché solo una volta ricostruiti i fatti possiamo capire come muoverci. In questo, Ala deve aiutarci”.

Ggli elementi raccolti contro Ala sono pesanti, ma l'avvocato Berna aspetta a scoraggiarsi.
“E’ la sua presenza a Gradoli il 30 maggio che complica la sua posizione – dice -. Per il resto gli elementi raccolti sono tutti contro Esposito”.

Anche la telefonata fatta da Ala all’amica ucraina perché si fingesse Tatiana? Anche il diario di Tatiana, in cui è scritto che Paolo e Ala tramavano alle sue spalle?

“Non credo siano questi gli elementi che hanno convinto il gip – ribatte Berna -. Per quel che ne sappiamo noi, la donna ucraina alla quale Ala si sarebbe rivolta, può aver mentito. E inoltre, la telefonata è risalente al 2 giugno, mentre Ala è stata fermata solo il 5 agosto. Se fosse stato un dettaglio rilevante, l’avrebbero arrestata prima.

Quanto al diario di Tatiana, non fa testo. E’ stato scritto in un momento particolare, nel 2007, quando tra Tania e Paolo avevano aperto le pratiche per l’affidamento di Erika.

Se fosse stato un diario personale, l’avrebbe scritto nella sua lingua madre e non in italiano. Tatiana termina di scrivere quando la questione Erika si risolve. È chiaro, quindi, che è un diario scritto per essere fatto leggere a qualcuno”.

L’avvocato Berna vuole procedere con cautela, anche con l’accusa di omicidio.

“E’ come se ci fossimo tutti convinti che Tatiana ed Elena sono state uccise per forza – dice -. Ma i corpi dove sono? Le indagini, da come si comportano gli inquirenti, sono complete. E invece no. Se si parla di omicidio, i corpi di Elena e Tatiana devono saltare fuori.

Finora sarebbe stato trovato solo il sangue di Tatiana. Dov’è quello della figlia? Che fine ha fatto? Si può immaginare che siano state uccise tutte e due. O che siano scappate. O che una è scappata e l’altra è stata uccisa. Le ipotesi sono ancora tutte aperte, finché non si trovano i cadaveri”.

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