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Il cantante lirico
Alfonso Antoniozzi
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- Abituato com'ero a spiegare, quando mi capita di lavorare all'estero, che gli italiani non sono "pizza pasta mamma mandolino mafia" e in seguito a vedere che il saluto degli stranieri a noi italiani era passato da "Ah, Italiano? Del Piero!" a "Ah, Italiano? Coglione!" grazie a una simpatica boutade del presidente del Consiglio in una celebre campagna elettorale, ora mi trovo a dover sostenere gli sguardi di compatimento perfino dei colleghi turchi, che a casa loro hanno non pochi problemi in materia di diritti dell'uomo, e figuriamoci quelli degli inglesi che il senso dell'umorismo se lo sono inventato e che non trovano affatto divertente l'ultima battuta di spirito di chi siede a Palazzo Chigi.
No, dico, ve la immaginate Elisabetta d'Inghilterra a fare battutine durante una visita ufficiale?
O Sarkozy che dice che per assicurarsi i favori di un presidente straniero donna ha dovuto sfoderare le sue armi da playboy?
Oppure la Merkel che bacia un operaio sulle guance durante la visita a una fabbrica russa?
Noi invece siamo così fortunati da avere un presidente del consiglio che stempera l'austerità delle visite ufficiali e delle conferenze stampa con motti di spirito e colpi di scena che non sfigurerebbero nei suoi programmi televisivi di punta: a capo del Governo non abbiamo soltanto un uomo di stato, abbiamo anche un entertainer e ne siamo ben consci.
Quando Berlusconi dice che il nuovo presidente Usa è abbronzato, noi non ci impressioniamo più di tanto, facciamo spallucce, magari sorridiamo pure e tiriamo avanti perché sappiamo bene che si tratta, in fondo, solo di una battuta e in fondo in fondo pensiamo "ah ah, che simpaticone, chissà che cosa si inventerà la prossima volta!".
E, nel frattempo, ci mettiamo a disquisire per giorni e giorni sulle battute del presidente del consiglio, e i giornali e la stampa e le televisioni e i politici riempiono pagine intere e ore di trasmissione su meriti e demeriti del motto di spirito e su come una battuta possa essere o meno tacciata di razzismo distraendoci, non so quanto inconsapevolmente, dai problemi reali del Paese.
Come risultato, il giorno dopo nei bar si parla di abbronzature, non certo (per fare un paio di esempi) della riforma Gelmini o della recessione.
All'estero, no.
Il fatto è che all'estero certe cose non le capiscono davvero, ingessati come sono in vecchi cerimoniali di stato e stantie regole di galateo. Non ci sono abituati, bisogna capirli.
Il problema, forse, sta nel fatto che ci siamo abituati noi.
Alfonso Antoniozzi
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