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Il cantante lirico
Alfonso Antoniozzi
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- Più di un anno fa, quando l'ipotesi di aprire un aeroporto a Viterbo usciva dalle nebbie delle buone intenzioni per diventare qualcosa di concreto, scrissi una letterina aperta ai nostri amministratori che, pur essendo stata pubblicata da un giornale locale, rimase senza risposta come spesso accade quando i cittadini fanno domande circostanziate invece di lamentarsi o polemizzare a vanvera.
A distanza di un anno, visto che nessuna risposta concreta è mai arrivata motu proprio da chi si occuperà di questo problema, ripropongo le stesse domande ai lettori di Tusciaweb, sperando che questo mio scritterello possa servire da stimolo alla riflessione e che, per una volta, almeno un paio delle mie perplessità trovino una risposta.
Premettendo che, visto il mio mestiere, sarei lieto di poter avere la possibilità di prendere aerei da Viterbo invece di dovermi sobbarcare ogni volta un viaggio verso Fiumicino (o, peggio, Ciampino), l'idea di avere uno scalo aeroportuale in città mi solleva qualche dubbio che mi piacerebbe veder dissipato.
Da un lato mi sono chiare l'innegabile comodità di avere un aeroporto in casa, la grande occasione di creare nuovi posti di lavoro, le enormi possibilità di sviluppo del territorio. Ma dall'altro non posso fare a meno di chiedermi quanto segue.
Se davvero questo scalo servirà, come si è detto, a decongestionare i due scali romani, attraverso quali arterie i viaggiatori potranno raggiungere Roma? Le situazioni stradale e ferroviaria che collegano Viterbo alla Capitale sono note a tutti: un'ora e mezzo di viaggio quando va bene.
Si provvederà a costruire una strada a scorrimento veloce che colleghi le due città? Seguendo quale tracciato? Con quale impatto ambientale? Oppure si potenzierà la rete ferroviaria? E come? E in che tempi? Prima dell'apertura dell'aeroporto o, all'italiana, dopo?
Se il nuovo aeroporto dovesse davvero portare con sé un nuovo flusso turistico, la città ha pronte sufficienti strutture di accoglienza per sopportare un tale flusso? Se non le avesse, verranno costruite? E dove?
In che modo raggiungeremo lo scalo? La Cassia è sempre intasata, a piazzale Gramsci i responsabili della viabilità sembrano aver gettato la spugna da tempo condannando l'automobilista ad arrangiarsi. Lo stramaledetto passaggio a livello che consente di raggiungere le due stazioni via treno neanche fossimo a New York certo non aiuta, il semianello è -appunto- un semianello.
Si è pensato a come garantire l'afflusso all'aeroporto senza congestionare ulteriormente il traffico cittadino? Verranno costruite nuove strade? Seguendo quale tracciato?
Vista l'esperienza dei cittadini di Ciampino e Malpensa, per fare due esempi di paesi che hanno uno scalo aeroportuale praticamente a ridosso dell'abitato, si provvederà a fare in modo di limitare l'inquinamento acustico garantendo la qualità della vita dei cittadini? Se sì, in che modo?
Dove saranno parcheggiate le automobili dei viaggiatori e del personale? Si è pensato che lo scalo dovrebbe crescere presumibilmente a ridosso delle Terme? Quanto e come la creazione di hangar e nuovi parcheggi uniti al traffico automobilistico e aeroportuale insieme all'inevitabile inquinamento ambientale che questi portano con sé possono influire sull'ecosistema e sull'ambiente che circondano l'unica realtà turistica della nostra città?
Uno scalo vive grazie alle compagnie che da lì atterrano e decollano. Esistono, allo stato attuale, compagnie aeree che abbiano dimostrato sincero entusiasmo all'idea di un aeroporto a Viterbo? Se sì, quali sono?
Che fine ha fatto il progetto di ultimazione della Viterbo- Civitavecchia? Parliamo di un'arteria che non solo dimezzerebbe i tempi di arrivo a Fiumicino ma smaltirebbe il traffico di chi viaggia verso il mare e verso la Capitale con un impatto ambientale senza dubbio meno determinante di quello che la costruzione di uno scalo aereo porta con sé.
Certo, ci sarebbe anche il problema dell'inquinamento da co2, ma è un problema che non riesco a pormi in maniera seria visto il muro alzato dall'Associazione commercianti contro la chiusura al traffico del centro storico e considerata la pessima abitudine dei miei concittadini di prendere l'auto sempre e comunque, anche per fare la spesa sotto casa.
Fermo restando dunque che a me come a molti altri l'aeroporto farebbe molto comodo, che sarebbe un investimento per il futuro e che sarei lieto di poter prendere un aereo impiegando solo cinque minuti per arrivare da casa mia ai banchi del check in, continuo a pormi le domande di cui sopra.
Perché non vorrei che l'aeroporto, da occasione di sviluppo, si dovesse poi trasformare in un rimedio peggiore del male e mi piacerebbe sapere che chi ci amministra ha pensato a tutto questo e che si sono trovate delle soluzioni (e vorrei sapere quali) che garantiscano al contempo l'inarrestabile evoluzione della città e la qualità della vita di chi nella città ci vive.
Alfonso Antoniozzi
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