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Il cantante lirico
Alfonso Antoniozzi
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- Un po' dovunque, in Italia, complice l'abolizione dell'Ici sulla prima casa, che ha fatto felici milioni di Italiani ma che ha sicuramente impoverito i Comuni di una delle fonti di introito principali,
fioriscono delibere leggi e leggine che vietano questo e quello.
Alcune condivisibili, altre meno, ma che hanno comunque il non trascurabile esito di portare altri soldini nelle casse dell'amministrazione.
C'è chi dice che è un attacco alle libertà personali, chi invece assicura che sono leggi formative che insegnano la buona educazione, chi grida allo scandalo, chi si rallegra delle prese di posizione dei Comuni contro le cattive abitudini dei cittadini.
Io, dal mio canto, non posso fare a meno di considerare che il pesce puzza dalla testa, ossia dall'educazione ricevuta a casa e a scuola.
Cosa ci aspettiamo da generazioni di Italiani che non conoscono non dico la Costituzione o il Codice della Strada, ma nemmeno la legge fondamentale della convivenza civile, ossia che la cosa pubblica è, appunto, pubblica e quindi anche nostra?
Un grande presidente americano disse una volta: Non chiederti cosa l'America può fare per te, ma cosa tu puoi fare per l'America.
Indì passò velocemente a sbattersi Marylin Monroe e portò la terra sull'orlo di una catastrofe nucleare, ma non possiamo dargli torto solo per questo, vediamo di afferrare il concetto.
Cosa posso fare per la mia città?
Ad esempio, deliziosa signora che abiti vicino casa mia, potresti cominciare a non lasciare i sacchi dell'immondizia fuori dal portone alle otto del mattino ma a prendere la sana abitudine di fare cinquanta metri e depositarli nel cassonetto.
Ti pesa così tanto?
Oppure pensi "ma chi se ne frega, tanto li passano a raccogliere".
E
se io depositassi la mia spazzatura nel tuo salotto, tanto ci sei tu che pulisci? Che penseresti? Che sono incivile. E così penso di te, deliziosa signora che lasci l'immondizia davanti casa.
Oppure, baldo giovinotto che mangi la pizza seduto sulle scale della Chiesa del Suffragio, io non mi sognerei mai di vietarti di mangiarla.
Ma ti multerei, e in maniera salata, non appena ti vedo gettare la carta per terra. O, forse, mi inventerei qualcosa di meglio: tre giorni di collaborazione forzata con gli operatori ecologici. E' vero che spesso i cestini dei rifiuti strabordano, e per di più altrettanto sovente sono messi a distanza di chilometri l'uno dall'altro. Come
fare? Si mette la carta in tasca, e si getta appena possibile.
Magari a casa. Oppure a casa tua butti tutto dove capita perché il secchio dell'immondizia è a tre camere di distanza e tanto c'è la mamma che ci pensa?
E tu che infili le bottiglie d'acqua minerale in plastica nell'isola del riciclaggio e ti lamenti perché traboccano di rifiuti, ti è mai venuto in mente che se le schiacciassi invece di metterle giù intere occuperebbero meno spazio?
Chi come me ha la fortuna di vivere nel centro storico, perché non prende la sana abitudine di dare due colpi di ramazza fuori dal portone di casa? E' vero, ci sono gli spazzini per questo. Ma la signora colombiana che mi abita davanti lo fa tutti i giorni, e ci butta sopra anche un secchio d'acqua per pulire meglio. Perché?
Tu che prendi la macchina per andare a fare la spesa a un isolato di distanza, perchè non provi a fare due passi invece di contribuire inutilmente al traffico cittadino? Se proprio non puoi fare a meno dell'auto, riesci almeno ad evitare di parcheggiare in doppia fila o nel posto riservato ai portatori di handicap?
E, visto che ci siamo: sei sicuro che tuo figlio a quattordici anni non sia in grado di camminare da casa a scuola e da scuola a casa senza che tu debba accompagnarlo e venirlo a riprendere col Suv?
Potrei continuare con molti altri esempi.
Riguardo le ultime delibere comunali sul consumo dei panini all'aria aperta, sono d'accordo che non si possa bivaccare seduti sui gradini di un monumento, ma non si può solo dire "non è possibile", bisogna anche prevedere dei posti dove è possibile, ovviamente nel rispetto delle regole della convivenza civile.
Ad esempio: se non si possono calpestare le aiuole, dateci degli spazi in cui possiamo calpestarle. Come succede ad Amburgo, città che certo non si può tacciare di inciviltà e maleducazione, dove in ogni parco ci sono spazi in cui la gente può incontrarsi, sdraiarsi tranquilla sull'erba a godersi un poco di sole e consumare un panino senza problemi.
Ovviamente, ci sono mille modi per cambiare in meglio le abitudini della gente: c'è chi lo fa con le leggi, c'è chi lo fa con un offerta educativa e culturale: in certi paesi nordici non è che i cittadini non buttino cartacce a terra perché hanno paura della multa, semplicemente non lo fanno perché culturalmente hanno fatto loro capire fin da piccoli che è incivile farlo, e che chi lo fa definisce inesorabilmente sé stesso come persona male educata, indegna di vivere in una società civile.
Il problema che affligge noi italiani, invece, è che non siamo abituati a pensare di far parte di una "famiglia" che non sia la nostra, e trattiamo la cosa pubblica come se fosse una sorta di zona franca in cui "altri" provvederanno a sistemare le cose.
Ma attenzione a questa semplice massima: gli "altri" di cui tanto si favoleggia, siamo sempre noi.
Alfonso Antoniozzi
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