Riceviamo e pubblichiamo - Quanto sta accadendo questi giorni in Italia, i toni e le modalità, spesso sconcertanti, con cui il Governo tratta le tematiche relative alle migrazioni, impone una reazione ferma e civile da parte di tutto il corpo sano di questo Paese.
La veglia di indignazione contro il ddl sicurezza che è stata convocata per questa sera a piazza Navona, a cui sarò presente e a cui parteciperanno associazioni, movimenti e comunità religiose, diventa un momento importante per riaffermare con forza che indignarsi di fronte alle derive razziste e xenofobe non solo è un dovere civile, ma rappresenta la risposta necessaria da contrapporre a chi sta tentando di portare l’Italia fuori dall’Europa e fuori dalle norme stabilite dal Diritto Internazionale.
Negare la “multietnicità” della nostra società è prima di tutto la dimostrazione di un’ignoranza e di una superficialità non degna di una classe dirigente del terzo millennio.
Con tali affermazioni si è superata abbondantemente la dimensione dello scontro politico sul tema delle migrazioni, per entrare nel territorio del rifiuto dell’altro, della negazione del diritto all’esistenza e alla coesistenza, un territorio che nel secolo scorso ha prodotto tragedie immani, contro il quale la risposta deve essere netta ed inequivocabile.
Da Roma, Capitale del dialogo interreligioso e crocevia millenario di popoli e culture, deve partire alto e forte il monito a non giocare con le paure degli italiani, soffiando sul fuoco delle intolleranze e della negazione del diritto all’asilo e all’accoglienza.
Ne va del futuro del nostro Paese e delle generazioni che lo abiteranno.
Giovanni Carapella
Presidente Commissione Consiliare Lavori pubblici e Politica per la casa
Regione Lazio
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