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Il sottoscala di Sassi
Viterbo - Il sottoscala di Sassi
Una città nuova per l'aeroporto
di Arnaldo Sassi
Viterbo - 23 ottobre 2008 - ore 1,30
Viterbo - Il sottoscala di Sassi
Un concorso di idee per il centro storico
di Arnaldo Sassi
Viterbo - 16 ottobre 2008 - ore 1,30
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Il buon esempio dov'è finito?
di Arnaldo Sassi
Viterbo - 10 ottobre 2008 - ore 1,30
Viterbo - Il sottoscala di Sassi
Ma gli aerei faranno tremare i vetri?
di Arnaldo Sassi
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Viterbo - Il sottoscala di Sassi
Marini butta la polvere sotto il tappeto...
di Arnaldo Sassi
Viterbo - 25 settembre 2008 - ore 0,30
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Viterbo - Il sottoscala di Sassi
Una città nuova per l'aeroporto
di Arnaldo Sassi
Viterbo - 23 ottobre 2008 - ore 1,30

Arnaldo Sassi
caporedattore Messaggero
- E se i londinesi venissero a fare shopping a Viterbo? L'intervento dell'assessore all'urbanistica Marcello Meroi sul tema aeroporto – pubblicato su questo stesso giornale - mi dà lo spunto per qualche ulteriore riflessione sul futuro del capoluogo della Tuscia, dal momento che in molti attendono lo scalo aereo come fosse la “manna”.

Ma in pochi – e Meroi lo fa – mettono poi il dito sulla piaga: ossia che a Viterbo dovranno pensarci i viterbesi.

Per sviluppare il concetto abbiamo il dovere di essere estremamente ottimisti e di ipotizzare che l'aeroporto sia ormai cosa fatta: a realizzarlo ci penserà la società Aeroporti di Roma su delega dell'Enac.

Come pure proviamo a ipotizzare che Trenitalia realizzerà una ferrovia veloce con Roma e che il governo Berlusconi metta sul piatto i finanziamenti per terminare la Trasversale fino a Civitavecchia. Tutto okay, dunque? Neanche per idea.

Meroi afferma che “aeroporto vuol dire ridisegnare coerentemente con questa scelta la nostra città, prevedere per essa una nuova e funzionale mobilità, predisporre infrastrutture di tipo ricettivo: insomma fare un salto di qualità in molti settori, da quello urbanistico a quello commerciale, da quello turistico a quello delle opere pubbliche”.

E ha centrato il problema. Nel senso che ai viterbesi spetterà il compito, tutt'altro che facile, di immaginare prima e realizzare poi una città completamente diversa dall'attuale in molti suoi aspetti: da quello urbanistico, a quello dell'arredo urbano, a quello del traffico, a quello commerciale, a quello dei servizi.

Per far sì che i londinesi prendano l'aereo, arrivino a Viterbo per fare shopping e poi ripartano per le loro abitazioni si dovrà costruire un'offerta appetibile sotto tutti aspetti sottolineati sopra, altrimenti il novanta per cento di coloro che atterreranno nella Tuscia ripartiranno immediatamente per altre destinazioni senza neanche mettere il naso in città. E così Viterbo si troverà ad essere sede di un'altra servitù, senza averne alcuna contropartita.

Per essere più chiari, facciamo qualche esempio, partendo proprio dal commercio. Perché uno si dovrebbe spostare da Londra a Viterbo per fare shopping?

Risposta: per trovare ciò che non si trova altrove, ergo prodotti tipici del territorio, magari enogastronomici, piuttosto che di valore artistico o artigianale.

Non certo per comperare un paio di scarpe o di jeans. E allora andrebbe ripensata – con pochissime eccezioni - tutta la tipologia commerciale del centro storico, per ora completamente inadeguata all'obiettivo da raggiungere.

Meroi afferma poi giustamente che va aumentata la ricettività alberghiera, visto che il numero di posti letto nel capoluogo è proprio misero. E allora bisognerebbe prima di tutto ripensare a un centro storico che attualmente si trova in coma terapeutico e che andrebbe rivitalizzato con mini-appartamenti e bed and breakfast capaci di ospitare nel migliore dei modi chi arriva da fuori, magari a prezzi concorrenziali; che andrebbe reso più fruibile ai pedoni (visto che si può girare a piedi in poco tempo), liberandolo completamente dal traffico delle auto private; che andrebbe riqualificato con locali di pubblica somministrazione (bar e ristoranti), i quali nella bella stagione abbiano la possibilità di mettere sedie e tavoli in strade e piazze; che andrebbe reso più accessibile magari con bus navetta che dagli scali (aereo o ferroviario) consentano di raggiungerlo in poco tempo; e così via.

Insomma Viterbo, il cui nome deriva dal latino vetus urbs (che significa città vecchia), dovrebbe invece diventare come d'incanto una città nuova.

In tutto e per tutto. Ma soprattutto nella mentalità dei suoi abitanti, che dovrebbero imitare quelli di Rimini (ci perdonino, una delle spiagge meno belle d'Italia) nel realizzare quell'accoglienza che sarebbe sinonimo di sviluppo e di ricchezza per molti, se non per tutti.

In questo, ognuno dovrà svolgere il proprio ruolo: alla politica il compito di tracciare le linee guida e all'imprenditoria quello di investire. Ma l'una e l'altra saranno all'altezza di questo compito?

Arnaldo Sassi

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