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Arnaldo Sassi
caporedattore Messaggero |
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- Viterbo è una città dalla cultura profondamente conservatrice. Il che non deve essere forzatamente visto come un elemento negativo.
Perché conservatore deriva dal verbo conservare e per una città ricca di storia come il capoluogo della Tuscia è di vitale importanza mantenere vegete le proprie radici, utilizzandole anzi come patrimonio da offrire al resto dell’orbe terracqueo.
Il problema però, sta nel fatto che questo conservatorismo dovrebbe sapientemente mixarsi con la presa d’atto che il progresso avanza e che si deve stare al passo con i tempi. E soprattutto che non si può pensare di conservare – cosa che invece avviene – quello splendido isolamento culturale che porta molti indigeni a dire “A Viterbo si fa così, chi se ne frega di cosa fanno gli altri”.
E, a proposito di conservatorismo negativo, vorrei oggi affrontare il problema del traffico, del centro storico e del traffico nel centro storico.
Nell’anno di grazia 2008 infatti, Viterbo credo sia una delle pochissime città d’Italia, ma non solo, con un centro storico di altissimo pregio, che ancora consenta alle auto dei privati di entrare indisturbate entro le mura e di percorrere altrettanto indisturbate la quasi totalità delle vie intra moenia.
Personalmente, sono andato a vivere fuori Viterbo nel 1978, quando si cominciava a dibattere della questione. Sono tornato nel 1994 e nel capoluogo della Tuscia poco o nulla era cambiato, mentre in altri centri – anche geograficamente vicini – il problema era stato affrontato e, in molti casi, risolto.
Nel ’95, dopo la lunghissima teoria di sindaci democristiani, le elezioni amministrative portarono a una svolta. Fu eletto un giovane di An (Marcello Meroi), desideroso soprattutto di marcare una netta discontinuità col passato. E Meroi ci provò, anche con un certo entusiasmo. Ma fu travolto dal conservatorismo becero delle lobby che ancora contavano (commercianti in primis) e alla fine fu costretto ad alzare bandiera bianca.
Dopo di lui Gabbianelli, che ha governato per ben nove anni. Superattivo in molti settori, tanto da essere considerato un sindaco che ha fatto tantissime cose per la città, s’è sempre ben guardato dall’affrontare il nodo in maniera organica, limitandosi a istituire l’isola pedonale in una via Marconi trasformata in boulevard e a proporre – ma ormai s’era quasi alla fine del mandato – una Ztl di qualche centinaio di metri in via San Lorenzo e dintorni.
Giulio Marini, che gli è succeduto, è appena gli inizi, ma è preso da tanti altri problemi (soprattutto di carattere economico), che forse quello del traffico e del centro storico neanche se l’è posto.
Eppure la riqualificazione della parte più nobile della città dovrebbe essere la priorità delle priorità per l’amministrazione comunale viterbese. Un centro storico la cui vocazione naturale è già scritta, ma che andrebbe aiutato dalla politica e dall’imprenditoria locale a risollevarsi dall’oblìo in cui è caduto.
Ma vi sembra normale che Viterbo è forse l’unica città al mondo dove un appartamento in periferia costa di più rispetto a uno del centro?
E’ come se a Roma una casa a piazza Navona costasse meno di una a Montesacro alto, o alla Balduina. Ovviamente la spiegazione c’è: vivere in centro a Viterbo comporta disagi e sacrifici. Non ci sono servizi per i residenti. Ergo: lo svuotamento delle case lievita in maniera costante.
Cosa fare? Alla politica spetterebbe dare gli indirizzi, farsi venire le idee; all’imprenditoria metter mano al portafogli per realizzare il nuovo modello di città. Insieme dovrebbero programmare un progetto omogeneo che trasformi e valorizzi ciò che oggi valorizzato non è.
In questo contesto, il problema traffico sarebbe uno degli aspetti da affrontare, insieme a quello delle tipologie abitative, ma anche di quelle commerciali, dei servizi da offrire ai residenti, e così via.
Il centro storico insomma, andrebbe reso appetibile anche come fonte di guadagno, perché solo così sarebbe possibile convogliare in esso quegli investimenti indispensabili per la sua trasformazione.
Anche e soprattutto in vista di questo benedetto aeroporto. E allora, la proposta: perché il Comune non lancia un concorso di idee sul quale chiamare al confronto tutta la città? I conservatori viterbesi sapranno rispondere con idee nuove e al passo con i tempi per conservare al meglio i loro tesori?
Arnaldo Sassi
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