- "Record di presenze nel carcere di Rebibbia. Questa mattina i detenuti nel carcere romano erano mille e novecento dodici. Un affollamento come non si era mai registrato, neppure prima dell'indulto".
A dirlo è la consigliera regionale di Sel Anna Pizzo secondo quanto appreso dalla funzionaria del carcere romano che stamane l'ha accompagnata nella visita dell'istituto penitenziario. Il sopralluogo, che fa seguito a quello di ieri a Regina Coeli, rientra nell'inchiesta che la consigliera Pizzo sta conducendo nelle tredici carceri del Lazio sul sovraffollamento e sull'inquietante numero di suicidi dall'inizio dell'anno.
"Nel corso della visita a Rebibbia - afferma Anna Pizzo - ho incontrato anche Silvio Scaglia, detenuto nell'ambito dell'inchiesta su Fastweb. Scaglia era tranquillo anche se ha dato giudizi a dir poco inclementi sulla magistratura italiana confrontandola con quella inglese, paese in qualche modo di adozione. Scaglia ha detto di ricevere un trattamento accettabile nel carcere romano sottolineando però più volte che è ben altro il trattamento "fuori" dal carcere.
Scaglia - continua la consigliera - è apparso in buone condizioni e, per sua stessa affermazione, ha dichiarato di non aver bisogno di farmaci né per dormire né per eventuali condizioni di stress emotivo. Ha detto inoltre di aver socializzato con i detenuti con i quali condivide "l'ora d'aria" e i momenti di socialità perché non lo hanno visto come una persona che proviene da altri ambienti, dal momento che il suo mondo di origine, quello della sua gioventù, è stato più o meno simile a quello delle persone comuni. Scaglia - prosegue Anna Pizzo - ha detto che prende il vitto del carcere e che, anche se la cella è piccola (circa un metro per tre) ha tutto quello di cui ha bisogno".
A Rebibbia - sottolinea la consigliera Pizzo - sono almeno quindici le persone legate all'inchiesta che ha coinvolto anche Scaglia. Alcune di loro, per motivi di spazio, sono state messe in celle da sei: una situazione limite che sottolinea la condizione generale di invivibilità non solo di Rebibbia ma dell'intero mondo carcerario.
Nel corso del sopralluogo ho visitato anche il reparto infermeria per verificare la notizia di un eccezionale aumento delle patologie psichiatriche, alcune delle quali conducono evidentemente all'esito terminale del suicidio. Il medico di turno ha confermato tale tendenza informandomi che proprio domani si svolgerà un vertice dei medici penitenziari per studiare una situazione che, come ha sottolineato il medico, sta diventando una vera emergenza".
"Almeno la metà delle persone detenute che ho incontrato nei cinque anni di sopralluoghi nelle carceri del Lazio - ha concluso la consigliera - non dovrebbero stare in carcere ma potrebbero usufruire di soluzioni alternative. Invece, il sistema attuale, fornisce solo carcere che a sua volta produce nuovo carcere in una perversa spirale".
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