Riceviamo e pubblichiamo - Sono tante e troppe le incongruenze che stanno emergendo, anche in queste ore, in merito alla tragica fine di Stefano Cucchi.
Incongruenze che debbono essere chiarite con urgenza non solo perché sia fatta giustizia sulla morte di un giovane, ma perché vicende come quella di Cucchi o di Giuseppe Saladino, anch’egli deceduto in circostanze poco chiare nel carcere di Parma lo scorso 6 novembre, ci pongono con prepotenza di fronte ad un tema cruciale, ovvero quello riguardante le condizioni di vita all’interno delle nostre carceri.
In ballo ci sono questioni come il rispetto dei diritti umani, la dignità della persona e le tutele che uno stato di diritto deve poter garantire a tutti i suoi cittadini, detenuti compresi.
Le istituzioni non possono sottrarsi ad una simile responsabilità e sono tenute ad intervenire per reprimere immediatamente qualsivoglia abuso e ripristinare la legalità. Non si può morire di detenzione.
Giovanni Carapella
Presidente della commissione Lavori Pubblici e Politiche per la Casa.
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