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Il cantante lirico
Alfonso Antoniozzi
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- Visto che Prato Giardino ha gia il suo sponsor in Lucio Battisti e che certo la nostra città non sovrabbonda di parchi, potete immaginarvi il mio stupore quando ho letto della proposta di dedicare un parco a Michael Jackson.
Quale zona verde della nostra città può essere intitolata al cantante scomparso senza strappare al passante un sorriso di compatimento nel paragonare la miseria dello spazietto verde alla grandezza musicale dell’icona pop?
I giardinetti di Via Vicenza, quelli di fronte a Porta Romana o quelli posti davanti alla murata Porta San Marco?
Quattro passi di “moonwalk” nelle suddette aree verdi e già si arriva alla fine del parco.
Si dirà che non importano le dimensioni, basta il pensiero: una frase consolatoria usata sovente anche dalle donne per consolare il proprio partner quando in realtà si sa benissimo che va bene il pensiero, ma anche le dimensioni hanno il loro perché.
Se proprio si volesse dedicare un parco a Jackson, cogliamo la palla al balzo e rivalutiamo la Valle di Faul, liberiamola dalle auto e dall’orrido sterrato polveroso che la infesta, piantiamoci qualcosa di più interessante di quei quattro alberelli rachitici che ora fanno brutta mostra di sé e facciamone uno spazio verde attrezzato da cui si possa godere la vista del Colle del Duomo e in cui i bambini possano giocare tranquilli.
Non sarà certo Neverland, ma magari così potremo migliorare la nostra città e ricordare più degnamente un uomo che, vale la pena non dimenticarlo, fece dell’infanzia il centro assoluto della propria esistenza e fu assolto pienamente da ogni accusa di pedofilia.
Per restare in tema di bambini: siamo proprio sicuri di non riuscire a trovare un parco, una strada, un vicolo, un angolo, un richiastro per ricordare Giorgio Schirripa che qui a Viterbo spese l’intera sua vita nel servizio dei bambini disabili? Se non sapete chi sia, fate una ricerchina su Google e troverete oltre settemila pagine di risposta, in tutte le lingue.
Se poi si volesse proprio strafare: una volta riaperto il Teatro Unione non sarebbe male intitolare il foyer a Adriano Ceccarini, il ridotto a Cesare Dobici e la sala prove ad Alberto Corinti, tre viterbesi scomparsi per cui il teatro e la musica erano la vita stessa, magari mettendoci anche una targhetta celebrativa che spieghi all’ignorante di passaggio chi fossero queste tre persone e cosa abbiano fatto.
E gli spazietti verdi di cui sopra, quelle miserelle linguette di terra che vorrebbero tanto essere un parco ma non lo sono, a chi li dedichiamo?
Certo non a Michael Jackson. Semmai, proprio in considerazione dello status “vorrei, ma non posso” di quegli spazi verdi e sapendo attendere che la natura faccia il suo corso, a Marco Carta o a Giuseppe Povia.
Anche se, a parere mio, per loro basterebbe un vaso di gerani.
Alfonso Antoniozzi
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