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L'alambicco di Antoniozzi
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Il cantante lirico
Alfonso Antoniozzi
- Leggo su Tusciaweb che Sposetti, passeggiando per le vie di Viterbo, si è sorpreso del degrado e dell’incuria in cui versano alcune zone della nostra città e che, realizzato un cd con le immagini di tale degrado, abbia commentato che Viterbo “meriterebbe maggiore rispetto da parte di chi la governa”.

Effettivamente anch’io, quando mi trovo a passeggiare per la mia città, rimango piuttosto perplesso.

Altrove i graffiti sui muri hanno, se non altro, una parvenza d’arte: da noi invece le mura medievali non ospitano graffiti o murales, ma suggeriscono una soluzione piuttosto definitiva per liberarsi dell’ingerenza vaticana (“cloro al clero”) oppure un invito a godere dei piaceri terreni piuttosto che a cercare sostegno nell’assistenza spirituale (“meno preti, più fregna”).

Altrove si apre una diatriba politica : una mano anonima assicura “Viterbo anticamente fascista!”, un’altra mano scrive “anti” di fronte alla parola “fascista. Segue una raffica di insulti reciproci, né più ne meno come siamo abituati a vedere nelle dirette dal Parlamento.

Citazioni colte (“l’essenziale è invisibile agli occhi”) si sovrappongono a frasi di Scamarcio e a dichiarazioni d’amore (“Valentina ti amooooo”), e mentre sul muro di una scuola ci assicurano che per infallibili prestazioni orali conviene rivolgersi a tale Rossana, su un altro muro ci si scusa pubblicamente per un tradimento (“kikka perdonami sei tutta la mia vitaaaa”).

Continuo a passeggiare e non posso fare a meno di chiedermi se Gigi stia ancora con Donatella, ossia se l’amore tra questi due esseri umani sia durato tanto quanto la scritta che lo celebra, mentre un poco più avanti scopro che la fama della ormai celebre Rossana rischia di essere insidiata da tale Mirko.

Che il Bulicame versi in uno stato pietoso è faccenda sotto gli occhi di tutti, e prima o poi qualcuno dovrà pure spiegarci dove diavolo è finita l’acqua che una volta riempiva copiosa le vasche gratuite, altrimenti finiremo per concludere con ragione che sia finita, vergognosamente e alla chetichella, dove tutti immaginiamo.

Della situazione tragica in cui versa Prato Giardino non intendo raccontare perché non amo ripetermi.

Per me, che abito nel centro storico, è storia di tutti i giorni vedere sacchi dell’immondizia fuori delle porte anche nelle ore diurne e, nei giorni particolarmente fausti, anche lavatrici, frigoriferi, divani, assi da stiro, materiale edile e qualsiasi altro tipo di rifiuto sia troppo pesante da trasportare fino ai centri di raccolta.

Ma a differenza di Sposetti, che fa benissimo a mettere il dito nella piaga, mi trovo a concludere che se Viterbo meriterebbe maggior rispetto da parte di chi la governa, ancor più rispetto meriterebbe da parte di chi la abita.

Se il laghetto di Prato Giardino è una discarica, se i vicoli del centro storico sono un immondezzaio e se le mura medievali fanno impallidire per dovizia di scritte il muro di una latrina, la colpa non è tanto della sciatteria di chi non pulisce ma dell’inciviltà di chi insozza.

D’altronde non si può pretendere che gli amministratori pubblici vadano in giro come delle colf assunte da un padrone di casa particolarmente maleducato e becero a raccattare immondizie, chiudere recinzioni e imbiancare muri ventiquattr’ore su ventiquattro.

Quello che invece si può e si deve pretendere, è che i cittadini imparino che la cosa pubblica, in quanto pubblica, va trattata come si tratterebbe la propria casa.

In altre parole: abbiamo rifatto il Corso? Benissimo.

Adesso, per favore, impegnamoci a rifare i Viterbesi.

Alfonso Antoniozzi

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