- Mancavano solo 40 giorni al suo ritorno. Poco più di un mese separava Giandomenico Pistonami dalla sua famiglia, dalla sua ragazza.
L'attesa ieri mattina però si è bruscamente interrotta. La mamma Anna Rita, il papa Franco e la fidanzata Zuega non lo vedranno più.
Giandomenico è morto. Colpito da un attentato kamikaze a Kabul mentre lavorava con la solita passione. Quella che l'aveva spinto ad arruolarsi nella Folgore. A scegliere le caserme, la vita lontana dalla sua Lubriano. Il paese dove viveva dal giorno della nascita.
In guerra si muore anche a 26 anni. In guerra si muore anche con la testa piena di sogni. Quelli di Giandomenico era fatti di una famiglia. Quella che un giorno avrebbe voluto costruire con la sua Zuega. Aveva scelto di partecipare alle missioni all'estero per garantirsi un buon futuro economico insieme alla fidanzata.
Un futuro che non ci sarà.
A Lubriano tutti sono sconvolti. Tutti piangono Giandomenico e sono increduli e attoniti.
"Sono sconvolto, amareggiato e tristissimo - dice il sindaco Valentino Gasparri - per la morte di Giandomenico. Questo é un paese minuscolo, ci conosciamo tutti. I genitori di Giandomenico abitano a poche centinaia di metri da me. Li conosco da sempre. Conoscevo benissimo anche Giandomenico fin da quando era bambino, l'ho visto crescere come tutti i ragazzi del paese".
Nella casa dei genitori di Giandomenico, appena fuori il paese, per tutto il pomeriggio c'è stata una processione infinita di persone. Amici, parenti, autorità tutti stretti alla mamma e al papà del caporalmaggiore. Loro unico figlio.
Pistonami non era nuovo a Kabul. Da quattro anni faceva avanti e indietro con l'Italia. Tante le missioni, tante le notti passate in branda con Internet unico contatto col mondo. “Purtroppo – aveva detto in un'intervista rilasciata all'Espresso il 3 agosto scorso - la mia famiglia guarda i telegiornali, ma sono tranquilli quando mi sentono tranquillo, per fortuna ci sono Internet e il telefono”.
E non era nemmeno nuovo agli attentati dei kamikaze.
Era scampato miracolosamente a un altro attentato, sempre a Kabul, lo scorso agosto. Si era salvato nascondendosi per un giorno intero sotto un camion.
Stavolta però non ce l'ha fatta. Forse perché occupava quel posto maledetto. Quella postazione che in gergo chiamano "sedile della morte".
Un ruolo importante di cui andava fiero. Ma soprattutto una posizione estremamente pericolosa, di cui però Pistonami era consapevole.
Lo faceva, ricordano i suoi amici di Lubriano “perché era convinto che le missioni internazionali avrebbe riportato la pace in Afghanistan. Invece ci ha lasciato la pelle".
Giandomenico era orgoglioso del suo lavoro. Era un mitragliere, l'uomo più a rischio. Giandomenico era un ragazzo.
I militari morti a Kabul
I morti nell'attentato di ieri a Kabul sono: il caporal maggiore della Folgore Matteo Mureddu, 26 anni, di Solarussa in Sardegna, in forza al 186° Reggimento; il caporal maggiore Massimiliano Randino nato a Pagani (Salerno) nel 1977, in forza al 183° Reggimento; il primo caporal maggiore Davide Ricchiuto, nato a Glarus in Svizzera nel 1983 e in forza al 186° Reggimento; il primo caporal maggiore Giandomenico Pistonami nato ad Orvieto (Perugia) nel 1983 ma residente a Lubriano (Viterbo), in forza al 186° Reggimento; il sergente maggiore Roberto Valente, 37 anni di Napoli in forza al 187° Reggimento e il tenente Antonio Fortunato nato a Lagonegro (Potenza), nel 1974, in forza al 186° Reggimento.
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