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Viterbo - Tiziana Mancinelli risponde alla provocazione di Filippo Rossi
Class action contro Berlusconi, una goliardata
Viterbo - 23 aprile 2011 - ore 3,30


Riceviamo e pubblichiamo
- La proposta di promuovere una class action contro un presidente del Consiglio è il chiaro e inequivocabile segnale di una crisi profondissima di alcuni ambienti della politica che non riescono più a esprimersi tramite gli strumenti propri della democrazia, che vedono nel voto esercitabile da ogni cittadino di qualunque sesso, razza, religione e condizione economica e sociale la forma più naturale per sanzionare un governo.

Se poi con questa proposta si vuole goliardicamente dare una pennellata di colore a una politica già paonazza, seppur abbattendo ancora una volta lo steccato che la identifica rispetto a ciò che politica non è, allora possiamo pure riderci un po’ su.

L’impressione è che per alcuni fondare le proprie posizioni su un apprezzabile consenso popolare, appaia sempre più come una sfida proibitiva.

Certo, per convincere una maggioranza di cittadini a dirci di sì, basterebbe quella relativa, bisogna avere gli argomenti giusti. Ci vogliono risorse e idee. Quando le seconde scarseggiano più delle prime, poi, misurarsi sui temi diventa un’impresa. Più facile a dirsi che a farsi.

Prova ne è la progressiva e inesorabile scomparsa dai dibattiti politici di cose concrete. Meglio parlare di merletti, sberleffi, bunga bunga e ora di class action, che dibattere di come rendere competitiva l’industria italiana, di quale modello di integrazione culturale adottare, di quale strada prendere sulle fonti energetiche.

Poche idee o addirittura troppe, talmente tante che ne basterebbe una per mandare in mille pezzi una coalizione dove convivono il diavolo e l’acqua santa.

Allora meglio parlare di feste e cubiste. E la politica deraglia. Nel futuro che immagino io non ci sono class action. C’è una società civile matura e consapevole che ripristina gli argini di una dialettica politica che divaga sempre più spesso dalle cose essenziali. Che parla di tutto per non parlare di niente.

Una società civile che si organizza e afferma la propria voce non disertando le urne, ma impegnando seriamente la classe politica su programmi precisi, per poi chiedere il conto e, all’occorrenza, sanzionare con il voto, piuttosto che con altri singolari metodi che confondono i contorni delle nostre già poche certezze.

Per quanto mi riguarda, che passino pure i gesti coloriti di Bossi, se il federalismo municipale riconsegnerà le terme a Viterbo. E se un Presidente democraticamente eletto che resta in carica quindici anni è, secondo alcuni, inadeguato, quanto può essere inadeguata, mi chiedo io, un’opposizione che nonostante ciò non è mai riuscita a mandarlo a casa?

Perché l’Italia non scenda al più basso livello di un ”italietta” credo che anche il peso dei “contrappesi” sia veramente determinante.

Tiziana Mancinelli


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