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Visita del Papa - Il sociologo Francesco Mattioli risponde alla lettera di Luca Mecozzi
"Gesù non taglio gli alberi... ma seccò un fico"
di Francesco Mattioli
Viterbo - 8 settembre 2009 - ore 14,00

Francesco Mattioli, sociologo
- Caro Luca,
qualcuno scuoterà la testa, leggendo le tue parole, pronto a liquidare come ingenuità giovanili le tue riflessioni sul ricco “corteo” papale.

Qualcun altro le sottoscriverà semplicemente per strumentalizzarle a beneficio di un ormai trito e rozzo anticlericalismo.

Tutto questo è sbagliato; la tua lettera è preziosa, perché consente di meditare e di capire cosa sentono dentro di sé molti giovani oggi.

In effetti, siccome hai diciotto anni, possiedi il privilegio di vedere più lontano di noi adulti e di poter gridare in ogni momento “il re è nudo” con la sincerità e la spontaneità di un’età che non sa ancora cedere ai conformismi di maniera.

Forse sei come Zaccheo: sei salito sul sicomoro e puoi vedere dall’alto ciò che resta precluso a coloro che sono rimasti a terra.

Zaccheo vide, ma per capire dovette parlare con Gesù, e dovette riflettere. Perché, stando in alto, c’è il rischio di vedere troppo piccolo il mondo lì sotto e troppo lontano quello che si apre alla vista verso l’orizzonte.

Caro Luca, dici che Gesù non ebbe bisogno di schiantare alberi per condurre la sua missione.
E’ un discorso che guarda molto alla “lettera” dei vangeli e poco al loro “spirito”; tuttavia se vogliamo restare alla lettera, allora ti ricordo che Gesù, per rafforzare i suoi insegnamenti, seccò un fico (Matteo, 21, 18-19).

Ma la realtà è un’altra; gli alberi tagliati a Valle di Faul non erano spontanei, erano già essi stessi degli ornamenti florovivaistici: nessuna iconoclastia ambientale, quindi, anche perché per i botanici le piante florovivaistiche non costituiscono vegetazione… In questo caso, allora, scomodare i vangeli e una visita papale per gridare all’attentato ambientale, mi sembra eccessivo, anzi sospettosamente ideologico…

C’è poi l’altra tua osservazione, su un papa scortato e sul “lusso” di tutta la manifestazione.

Comparare Gesù al papa mi sembra in linea di principio sbagliato; Gesù stava conducendo una missione storicamente determinata, sorprendente, inusitata e soprattutto votata alla morte, mentre il papa rappresenta una chiesa che si è sviluppata e consolidata nel tempo proprio grazie al sacrificio di Cristo sulla Croce.

Uno studioso marxista del primo ‘900, Karl Mannheim, osservava che ogni movimento rivoluzionario, dirompente all’inizio, ha bisogno di consolidarsi, di produrre organizzazione, gerarchie e soprattutto simboli una volta che si è affermato, al fine di fidelizzare e motivare i suoi seguaci: e questo vale per ogni movimento politico, di ogni colore – rosso, nero, verde che sia – e per ogni chiesa.

I fedeli hanno bisogno di vedere una chiesa forte, autorevole, sicura, hanno bisogno di simboli che rafforzino il prestigio non già del papa, ma della chiesa stessa; un papa lacero, pauperista, oggi – nella nostra cultura – sarebbe un perdente, il segno di un sconfitta inevitabile di fronte ad altri miti e ad altri poteri.

Forse il papa gira in Mercedes, ma tu Luca sai benissimo che la chiesa è, ed è stata, in prima linea per l’aiuto ai poveri, agli emarginati, ai disperati, proprio seguendo lettera e spirito del messaggio evangelico; e oggi è persino demonizzata per essersi schierata con i derelitti.

Caro Luca, considera quella Mercedes, quei vestiti indossati dal papa, come le palme e gli osanna che il popolo di Gerusalemme sentì il bisogno di offrire a Gesù, perché volevano vedere il Lui un re, il re della loro speranza.

Un ultimo inciso, Luca: forse sei troppo giovane per ricordare che Giovanni Paolo II subì un attentato?

Allora, cristalli antiproiettili e guardie del corpo hanno un senso, perché ai cristiani dispiacerebbe perdere il loro capo spirituale, al quale Cristo ha chiesto di guidare il suo popolo, non di scimmiottare il Suo cruento sacrificio.

Francesco Mattioli


Viterbo - Visita del Papa - Lettere - Scrive Luca Mecozzi
"Gesù non faceva tagliare gli alberi e non aveva la scorta"
Viterbo - 6 settembre 2009 - ore 1,25

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