- Il Caffè di una stazione è un luogo dove circola l'aria, circolano le idee; un luogo mistico, pieno di ombre illuminate. Una folle kermesse barocca di umanità che parla con enfasi di sé, degli altri, di tutto; passa dal pianto al riso, dalla beffa al ballo; poi impreca, s'incaponisce sui luoghi comuni, critica e poi si bacia, s'abbraccia nel delirio di emozioni ricordi sogni, desideri, comuni.
Viaggiare è ballare... Una scena che evolve, si trasforma e pulsa con la città e le tribù di viaggiatori, interessati ad andare altrove per costruire sé stessi. C'è più verità nel surreale che nel reale. “Le Grand Cafè des Voyageurs”, uno spettacolo prima, un film poi. Un esperimento di due anni, in cui si presenta un progetto sociale, multietnico, di un teatro a puntate e di una serie televisiva.
Un omaggio appassionato a Roma e alla sua straordinaria pluralità, che fin dai tempi antichi ha reso unica questa città, creando una fantasmagoria di etnie, religioni, credenze, tradizioni, che formano un prezioso tessuto culturale che si rigenera ogni giorno con l'arrivo di nuove realtà, interrogativi e risposte. Un sogno dedicato a una città che è soprattutto un continuo, colossale spettacolo. Sequenze di storie di volta in volta comiche, paradossali, grottesche, sentimentali, o gioiosamente da teatro di rivista, che danno il senso della città, come solo Federico Fellini ha saputo darla di Roma.
Lo spettacolo teatrale-musicale si terrà giovedì 22 Gennaio 2009 alle ore 20.30 ed è patrocinato e sostenuto dalla Presidenza della Regione Lazio, su proposta dell'associazione Culturale Bolero e presentato dalla Consulta femminile per le Pari Opportunità della Regione Lazio, esso si svolge a conclusione delle iniziative avviate dalla Consulta stessa per la celebrazione dell'anno europeo per il dialogo interculturale. Parteciperanno Ambasciate e rappresentanti delle diverse istituzioni regionali, provinciali e comunali.
La presidente della Consulta femminile, Donatina Persichetti, mette in rilievo che: “Obiettivo è l'approfondimento dei problemi che si frappongono alla reale integrazione delle persone straniere, nella convinzione che è necessario fondere le diverse esperienze, culture ed intelligenze che convivono nelle nostre città, al servizio del bene comune per avviare una nuova fase di sviluppo”.
“Spesso – fa notare Persichetti - si vive l'uno accanto all'altro ma non sappiamo nulla del vicino, di chi si prende cura anche dei nostri cari o lavora per il nostro benessere. Non si dialoga, si attribuisce al ‘diverso’ la causa della nostra instabilità e la paura prende corpo in ciò che non si conosce. Lo spettacolo per noi rappresenta la rottura della barriera che si frappone tra ‘normali’ e ‘diversi’, in incontri-scontri in un luogo comune pieno di luoghi comuni dove anche nella profonda diversità si è complici e rivivere insieme stranieri e italiani queste storie è un modo per dire camminiamo insieme”.
L'evento, dal titolo: "Le Grand Cafè Des Voyageurs", si propone come nuova occasione per "entrare" nel vissuto delle persone straniere ed italiane in un contesto sociale a volte restio all'accoglienza ma altresì di grande apertura alla ricchezza della diversità. Scrive Patrizia Masi, presidente dell'associazione Bolero e regista.
Roma è una megalopoli, fatta di incontri, scontri, scambi, rapporti, legami, contaminazioni, per far luce anzitutto sulle enormi differenze culturali che convivono in Italia e scoprire infine che il contatto con le culture esterne significa apertura, diversificazione, arricchimento per la nostra. Intrecci, contrasti di toni, di ritmi, di tempi; pregiudizi, valori, paure, timori, fierezze sconosciute, suscettibilità improvvise, un diverso senso della dignità della persona, dei figli, delle donne.
Roma. Stazione di Roma. Frammenti di vita, storie di Roma, appunti di viaggio; si canta, si ride, si scherza, si litiga, aspettando l'ora del treno... Persone come nuvole nel cielo di Roma, che il vento trascina, abbraccia, sparpaglia; destini come masse di ogni colore che si accumulano, si rompono, si sfilacciano. Una strana alchimia che trasforma un luogo in un magnete di desideri. Un locale accogliente e rassicurante, in compagnia o soli, ma senza solitudine, e una eterogeneità di stili e comportamenti, nei quali riconoscersi senza essere omologati.
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