Riceviamo e pubblichiamo - L’ultimo efferato omicidio ha messo in luce quello che Roma è diventata in questi anni: una città insicura, violenta e piena di favelas.
Tutto questo era sotto i nostri occhi e solo chi non ha voluto vedere non ha visto.
Infatti in questi ultimi anni nella Capitale erano aumentati una serie di cosiddetti piccoli reati legati alla immigrazione clandestina, come furti negli appartamenti, rapine in banche e negozi, borseggi, aggressioni, scippi e spaccio di stupefacenti, che andavano combattuti prima che il fenomeno degenerasse e comportasse qualche tragedia.
Purtroppo alla sinistra che governa Roma la parola “sicurezza” faceva ed in parte fa ancora venire l’orticaria.
Il Governo, anche sotto la pressione del Sindaco di Roma che cerca di far dimenticare la sua politica della “tolleranza tutta” che porta oggi alla “tolleranza zero”, ha varato una serie di norme restrittive che risulteranno inefficaci se non ci saranno più uomini in divisa sulle strade.
Il sindaco di Roma ha il più grande corpo dei vigili urbani, invece di chiedere sempre allo Stato di intervenire, perché non li dota delle armi, e non assegna loro quei compiti di prevenzione e di sicurezza, aumentando la loro presenza nei quartieri e nei punti più nevralgici, invece di usarli solo per mettere multe ai poveri automobilisti della capitale al solo fine di fare di fare cassa per rimpinguare il bilancio comunale..
Se invece di combattere la legge regionale sulla polizia locale, varata dal sottoscritto con la giunta Storace nel Gennaio del 2005, il sindaco ed il presidente della Regione l’avessero attuata dando compiti specifici ai vigili, forse oggi avremo più divise sul territorio, più prevenzione, più sicurezza, e avremmo anche potuto evitare qualche tragedia.
Donato Robilotta (Sdi)