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Il sindaco Fumagalli
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- Traffico di rifiuti nocivi, partono gli interrogatori.
Estranei ai fatti o marginali tanto da non venire a conoscenza di eventuali fatti illeciti. I 18 indagati a piedi libero così si sarebbero difesi durante gli interrogati ieri dal gip del tribunale di Viterbo, Gaetano Mautone e dai Pm Stefano D'Arma e Franco Pacifici.
Il traffico di rifiuti nocivi che, secondo l'accusa, sarebbe stato gestito e organizzato da due imprese viterbesi, la Econet e la Tuscia Ambiente.
Gli interrogatori delle otto persone destinatarie delle ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, così come quello dell'unico indagato rinchiuso nel carcere viterbese di Mammagialla, Bruno Mancini, amministratore della Tuscia Ambiente, si svolgeranno nei prossimi giorni.
Angelo Bologna, contitolare delle due società, nei cui confronti il gip ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, è ancora latitante.
Il sindaco di Montefiascone, Fernando Fumagalli, l'assessore all'Ambiente Valdo Napoli e il segretario comunale Luciano Carelli, agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione emerso nel corso della stessa indagini, saranno interrogati sabato.
I tre amministratori sono estranei al traffico di rifiuti, ma avrebbero chiesto, secondo l’accusa, l'assunzione di alcune persone dalla Econet e dalla Tuscia Ambiente al momento del conferimento, a trattativa privata, del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani a Montefiascone.
Gli avvocati difensori degli amministratori, Giovanni Labate per il sindaco e il segretario comunale, e Bruno Mecali per l'assessore all'ambiente, considerano l'accusa non sostenibile.
Per la difesa, la delibera di assegnazione del servizio sarebbe stata votata dall'intero consiglio comunale e le persone assunte apparterebbero tutte a categoria svantaggiate e, alcune, erano addirittura assistite dal Comune.
Per quanto riguarda l'aumento del costo per il servizio pagato alla Econet, che secondo l'accusa sarebbe stato aumentato di oltre il 100% nell'arco di un anno, gli amministratori si difendono sostenendo che sarebbe stato causato dal cosiddetto decreto Versaschi, che in un solo colpo aumentò da 37 a 80 euro al quintale il costo dello smaltimento in discarica.