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Viterbo
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RIceviamo e pubblichiamo
- Lo scorso 27 gennaio è stata celebrata, con grande profusione di parole e cerimonie, la “Giornata della memoria” per ricordare gli ebrei vittime del nazismo.
Sulla stampa, in televisione, nelle scuole tutti si sono fatti portavoce di iniziative atte a ricordare i circa sei milioni di ebrei sterminati dai nazisti: dovere sacrosanto!
Però perché come feci rilevare circa un anno fa all’assessore Picchiarelli non avere eguale rispetto e non proporre lo stesso “memento” per i circa 10 mila civili italiani uccisi tra il ’43 e il ’45 dai nazisti durante le loro rappresaglie per azioni dei partigiani (peraltro, ormai è documentato, non sempre limpide ed ispirate da nobili ideali), o per i circa 30 mila italiani infoibati sotto il regime filosovietico di Tito, con il placet vergognoso dei nostrani capi del Pci…
E poi, soprattutto, volendo limitarci agli ebrei, perché dimenticare i tre milioni uccisi da Stalin: forse che una dittatura è migliore di un’altra? O forse quelli erano ebrei di serie B?
Speravo che da parte delle istituzioni locali si sarebbe organizzato qualche viaggio didattico e di riflessione sui luoghi che videro l’uccisione dei nostri connazionali giuliano-dalmati: invece tanti studenti continuano ad essere accompagnati dal presidente o dall’assessore di turno ad Auschwitz, con dispendio di denaro pubblico (e quindi nostro) che potrebbe essere diversamente finalizzato.
In questi giorni abbiamo visto come siano stati tutti solidali con gli ebrei di ieri: invece, quando si tratta di mostrare un briciolo di comprensione per gli ebrei di oggi, che lottano per la sopravvivenza dell’unica democrazia del Medio Oriente, perché anziché commuoversi come ipocritamente fanno ogni anno intorno al 27 gennaio, finiscono invece con l’avversare gli israeliani, bruciando le loro bandiere e schierandosi dalla parte dei palestinesi che continuano, nonostante i flebili tentativi di pace, a provocare Israele con assurdi attentati terroristici?
Perché non ricordare le decine di milioni di vittime dei regimi filosovietici, a cominciare dalla Russia con i suoi gulag, passando per la Cina, il Tibet, Cuba, l’invasione ungherese e quella cecoslovacca…
Perché si continua a negare ciò che è avvenuto, come se il male fosse stato compiuto solo dalla Germania di Hitler, come se i crimini dei regimi comunisti fossero stati meno gravi, meno da condannare di quelli commessi nel nome del nazismo?
Il nostro presidente Napolitano, nel commemorare la Shoah, ha dichiarato che bisogna “combattere ogni rigurgito di antisemitismo”. Ma antisemitismo vuol dire essere sempre dalla parte dei palestinesi, negando ad Israele il diritto di esistere.
Napolitano, piuttosto che agli italiani, avrebbe dovuto indirizzare le sue accorate parole a qualche governante amico della sinistra come il presidente iraniano che, oltre a negare l’Olocausto (il che, in ossequio al recente decreto Mastella lo renderebbe passibile di arresto), vuole far sparire Israele dalla faccia della terra
E’ bene ricordare l’Olocausto, ma anche gli atteggiamenti nei confronti degli ebrei di oggi dovrebbe essere in coerente sintonia con le lacrime che in questi giorni sono state versate: un dolore di facciata che, purtroppo, suona come un insulto nei confronti di una popolazione che continua a lottare per la sua esistenza.
Così come è bene ricordare le vittime di tutti i regimi dittatoriali, di ieri e di oggi; e forse, per non dimenticare, sarebbe il caso di proporre nelle scuole, oltre alla lettura del “Diario” di Anna Frank, anche “Arcipelago gulag” di Alessandro Solzenitzin.
Il prossimo 10 febbraio sarà celebrato il “Giorno del ricordo”, istituito con legge 92 del 30 marzo 2004: mi auguro che anche per questa ricorrenza possano essere organizzate dalle istituzioni di ogni colore politico celebrazioni, altrettanto sentite nel rispetto delle vittime di tutti i tempi e di tutte le dittature perché la morte, come diceva Totò, “…è ‘na livella”
Rosetta Virtuoso
Settore cultura Forza Italia.