Viterbo 21 giugno 2005 - ore 0,11 - Una vergogna. Le mura restaurate sono brutte e inguardabili. Il vero danno alle mura non cè stato quando il 19 gennaio 97 sono crollate ma è stato fatto con la ricostruzione. Ha fatto bene il sindaco Gabbianelli a non partecipare allinaugurazione, ieri sera. Non si può inaugurare una immondizia simile. Qualsiasi sia la ragione della sua assenza. Ha fatto bene a non esserci.
I viterbesi che quotidianamente ci passano davanti in macchina se ne erano accorti che qualcosa non andava. Ad opera completata il danno appare enorme. Il progetto del signor Antonino Gallo Curcio è contrario al più elementare buonsenso e soprattutto al più semplice e complesso dei criteri quello della bellezza. E dopo dice che Sgarbi non ha ragione. E sì perché Sgarbi lo ha detto più volte che il vero pericolo per i centri storici arriva dalle soprintendenze. E così è stato per il più importante monumento della città: le mura castellane.
Il lavoro fatto, con la supervisione della soprintendenza, è ridicolo. Non si comprende perché si siano scomodati professori universitari, quando bastava chiamare una di quelle imprese che costruiscono i muri di recinzione delle villette di campagna, per realizzare lo scempio, con costi inferiori. Ma siamo sicuri che qualsiasi scalpellino viterbese, se lasciato solo, avrebbe fatto di meglio. Perché nellocchio dello scalpellino cè la bellezza delle nostre mura e non avrebbe osato infrangerla. Nellocchio dei professoroni cè invece una banale regoletta da due soldi.
Insomma ci sono voluti otto anni per realizzare questo bel capolavoro. Se andate a visitarlo vedrete un muro fatto con un regolarità degna del miglior Terragni, uno dei maestri del razionalismo italiano. La sensazione è quella di una toppa messa da una sarta che non sa fare il suo mestiere.
Ieri sera lassessore Fracassini, con Prof. Ing. Antonino Gallo Curcio e il rappresentante della soprintendenza Giovannino Fatica, hanno inaugurato lo scempio. Ed hanno spiegato le ragioni dello scempio.
Fracassini, il meno colpevole di tutti, ha spiegato che i lavori sono stati eseguiti dallimpresa Goffredo Merlani, che va detto ha realizzato il lavoro alla perfezione, con una spesa totale di un milione e settecento mila euro.
Le antiche pietre che costituivano il muro non sono state utilizzate e si trovano tutte e belle numerate nei depositi del Comune. Domanda: che fine faranno?
Fatica ha detto che la colpa del ritardo per realizzare il, si fa per dire, restauro è dovuta alla mancanza di finanziamenti. Ed ha iniziato a dar ragione dello scempio. Lo scempio secondo il rappresentante della soprintendenza è dovuto al fatto che vanno denotati gli interventi di restauro moderni.
La stessa filosofia nelle parole di Gallo Curcio la ricostruzione deve essere leggibile allocchio dellesperto ma non ad uno sguardo frettoloso.
E poi una informazione significativa diversi tratti di mura sono nello stesso stato di quelle che crollarono. Come dire che ci sono percoli.
Insomma, i viterbesi si devono sorbire lo scempio perché dobbiamo far capire che cè stato un restauro.
Ora, questa regoletta la conosciamo tutti, e va detto che è una regoletta e come tutte le regolette se viene applicata senza buonsenso diventa scema.
Insomma secondo gli illustri professori il Vaticano, quando è stata deturpata la Pietà di Michelangelo, doveva ricostruire le dita e il naso magari di rosso per farlo notare. Ma il Vaticano andò oltre la regoletta e rifece la Pietà, sfruttando i calchi in possesso, pari pari come laveva realizzata Michelangelo. Perché il buonsenso ha fatto capire che era più giusto che le generazioni future vedessero nel suo massimo splendore una delle opere più importanti della storia dellumanità.
E a nulla vale dire che lì cera dietro il genio di Michelangelo, perché dietro le mura di Viterbo cè il genio di intere generazioni. Molto più del genio di un Michelangelo. Non basta, proprio qualche giorno fa il sindaco Gabbianelli ha spiegato che le mura di Viterbo sono, secondo quanto gli ha detto uno dei massimi esperti di architettura medioevale, le più importanti deuropa e quindi del mondo.
Come spiegare ai professoroni, che come diceva un certo Cristo: il sabato è fatto per luomo e non luomo per il sabato. Tradotto, sempre per i professoroni che al contrario del Vaticano forse non hanno letto il Nuovo Testamento, le regolette sono fatte per i viterbesi e non il contrario.
E poi se si voleva far capire agli esperti che cè stato un restauro, cerano miliardi di modi non deturpanti per farlo. E stato scelto il modo peggiore. Complimenti!