| Riceviamo e pubblichiamo
- L’Arci promuoverà e sosterrà forme di accoglienza diffuse, inserite nel contesto territoriale, in accordo con enti locali e cittadinanza.
Tante piccole Lampedusa si stanno costruendo in giro per l’Italia, con l’effetto di diffondere nel paese paura e tensione. Le persone vengono trasferite senza che alcun provvedimento sia stato preso a loro carico e senza informarle della loro destinazione. Tenere nell’incertezza sul loro futuro migliaia di persone è un atteggiamento irresponsabile e lesivo dei più elementari diritti umani.
Nei luoghi individuati per “accogliere” i giovani tunisini, come era logico aspettarsi vista l’assenza di coordinamento con regioni ed enti locali, cresce l’insofferenza delle comunità locali, che rischia di degenerare in episodi di intolleranza.
I nuovi campi di detenzione istituiti al di fuori di qualsiasi previsione di legge, con il conseguente trattenimento illegittimo delle persone detenute, evidenziano l’incapacità di trovare soluzioni concrete e di buon senso al problema, se non cedendo alle pulsioni xenofobe della componente leghista della maggioranza.
I circa 700 migranti trattenuti nella caserma De Carolis a Civitavecchia, dimessa da anni, in attesa del decreto del Presidente del Consiglio che istituisca la protezione temporanea, dimostrano in maniera tangibile la violazione dei più elementari diritti, primo fra tutti la libertà.
Noi continuiamo a sostenere che ci sono soluzioni possibili per far fronte all’afflusso straordinario di persone dal nord Africa. Anzitutto la protezione temporanea, prevista dal TU sull’immigrazione e dalla Direttiva Europea numero 55 del 2001.
E poi un piano di accoglienza diffusa, per piccoli gruppi, sul territorio, con un ruolo centrale degli enti locali e delle regioni e con la collaborazione delle organizzazioni sociali, affidandone il coordinamento al Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR).
Questo tipo di accoglienza è presente anche nella provincia di Viterbo ed è gestito da Arci solidarietà Viterbo, che, da oltre 10 anni ed in collaborazione con diversi comuni (Celleno, Bomarzo, Orte, Bassano Romano, Oriolo Romano, Acquapendente, Viterbo), ha accolto sul nostro territorio circa 306 persone.
Ciò consentirebbe, con le disposizioni previste dalla direttiva europea, una ripartizione di responsabilità con gli altri Paesi dell’Ue, e un impatto sociale positivo sul territorio, nonché costi molto più bassi.
Arci Viterbo
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