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Viterbo - Agenti sotto organico e celle sovraffollate
Mammagialla, situazione drammatica
di Giuseppe Ferlicca
Viterbo - 22 aprile 2011 - ore 15,30


La visita a Mammagialla di Ivano Peduzzi e Stefano Troncarelli (Fds)
- Emergenza Mammagialla.

Ivano Peduzzi e Stefano Troncarelli, consigliere regionale e segretario provinciale della Federazione della Sinistra visitano il carcere di Viterbo e al termine del giro il giudizio sulla struttura è tanto grave quanto tristemente scontato. “La situazione – dice Peduzzi – è drammatica”.

Più delle parole, parlano i numeri. Personale dimezzato e detenuti quasi il doppio rispetto alla reale capienza. “Di reclusi ce ne dovrebbero essere 433 – spiega ancora Peduzzi – e ce ne sono 730. Mentre a fronte di un organico di 540 agenti, ce ne sono soltanto 360.

E ogni mese ne va mediamente in pensione uno, che non viene rimpiazzato. Una carenza che paragonata ad altri istituti di pena è tra le più alte e che qui si moltiplica, per le caratteristiche dell'istituto stesso”.

A Mammagialla ci sono 150 detenuti del 41 bis (reparto ricavato dismettendo l'ala femminile prevista), 55 sono in reparti precauzionali, ovvero persone che per la particolarità dei reati sono incompatibili con altri detenuti.

A rendere la situazione ancora più incandescente, ci sono 305 detenuti in attesa di giudizio.

“Persone – continua Peduzzi – che accettano mal volentieri il loro stato. Abbiamo parlato con il personale, i lavoratori sono esasperati e si percepisce”.

In una situazione di sovraffollamento e in cui non s'investe sul personale, difficile immaginare iniziative rivolte ai carcerati.

“La gran parte di loro – sostiene Peduzzi – non può svolgere nessun tipo d'attività lavorativa all'interno. Perché questo richiedere un'organizzazione con un relativo costo. Pure sotto il profilo dell'istruzione, a malapena c'è una scuola media inferiore, superiore non se ne parla”.

Anche l'aspetto sanitario non rassicura. “Ci sono carenze – precisa il consigliere regionale – sotto il profilo psicologico e psichiatrico, in quello odontoiatrico e a infettivologia le cose non sono migliori. Solo dieci, a fronte di centinaia che be avrebbero bisogno, sono i detenuti seguiti dal Sert. Si capisce che chi ha problemi di dipendenza da droghe o alcol, va seguito, perché possono sfociare in situazioni di autolesionismo”.

Nei giorni scorsi la morte del trentenne senegalese. “Abbiamo parlato con il direttore – ricorda Peduzzi – c'è da capire se la sua condizione sanitaria fosse compatibile col carcere, ma c'è un'inchiesta in corso per appurare come sono andate le cose”.

Dalla Regione qualcosa si può fare. “Il ministro dovrebbe essere più attento e non fermare le sue attenzioni all'Emilia Romagna. Da lì in giù la situazione è pesante.

Con l'assestamento di bilancio regionale cercheremo di far passare stanziamenti per dotare la struttura di apparati e mezzi di sicurezza e sanitari, per consentire a chi lavora di operare meglio”.


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