- Se la catastrofe giapponese fosse avvenuta a Montalto, nel raggio di trenta chilometri sarebbero stati evacuati tutti i comuni.
Tarquinia, la stessa Montalto, Tuscania, Valentano e non solo, sarebbero diventate città fantasma. Viterbo molto vicina alla linea di demarcazione.
Ecco perché il ritorno del nucleare va fermato e la Tuscia si mobilita con un comitato per dire sì al referendum del 12 e 13 giugno. Ne fanno parte associazioni ed esponenti politici. Da Legambiente a Fare Verde, passando per gli Ecodem, l'unione degli Studenti, Acli, Arci e Lipu.
“A noi – spiega Pieranna Falasca di Legambiente – bastava già Chernobyl per dire no. Un disastro con un bilancio da un milione di morti nel giro di settant'anni in tutta Europa, dove è arrivata la nube radioattiva.
Dobbiamo guardare a realtà come la Germania, dando spazio alle energie alternative. Il nostro è un comitato trasversale, abbiamo incontrato istituzioni e partiti, ci manca Giulio Marini per capire le intenzioni del suo partito. Se vorrà incontrarci bene, altrimenti si assumerà le sue responsabilità”.
Il consiglio comunale di Viterbo ha già approvato una mozione che dice no al nucleare e il presidente Giancarlo Gabbianelli ha dato il suo assenso, così come il presidente della Provincia Meroi e partiti come Fli, Udc Pd e Sel.
Tra i promotori del comitato c'è il consigliere comunale Pdl Maurizio Federici. “Il Giappone – spiega Federici – vive una seconda tragedia in sessant'anni. Dobbiamo guardare ad altre energie. Il fotovoltaico soddisferebbe il nostro bisogno con 217 ettari di pannelli che si potrebbero mettere sopra le serre. Raccogliendo energia, mentre sotto si coltiva. Che senso ha pensare al nucleare, se tra cinquant'anni si stima che l'uranio sarà esaurito?”.
Contrari al nucleare, per questo occorre votare sì al referendum. Non per ragioni ideologiche. “Per motivi concreti – osserva Paolo Felice degli Ecodem Pd – il nucleare è una scelta sbagliata. Dobbiamo puntare sulle rinnovabili, per questo vanno ripristinati gli incentivi”. E non abbassare la guardia. “Dal Giappone – sostiene Silvano Olmi di Fare Verde – arrivano poche notizie e l'opinione pubblica pensa che sia tutto tranquillo. Non è così”.
Montalto è la madre di tutte le battaglie. Perché è il sito prescelto per una centrare con uno o due reattori e forse anche per il deposito di scorie. Ma il comitato dice no al nucleare ovunque. Il territorio non c'entra. Il nucleare costa troppo e quello sicuro non esiste. Non sarà un caso se nessuna compagnia assicuratrice emette polizze per le centrali.
L'alternativa credibile arriva da sole, vento, acqua. In grado di creare occupazione ben più consistente rispetto a una centrale. Anche l'epr è pericoloso e sarebbero comunque i francesi a venire da noi per costruirle.
Il comitato da appuntamento per il 26 aprile, anniversario di Chernobyl, di fronte alla Prefettura di Viterbo per una manifestazione in cui ci sarà spazio anche per la creatività. Attraverso il flash mob, si mostreranno gli effetti negativi del nucleare sul territorio. Nella stessa giornata a Montalto di Castro consiglio comunale aperto sull'argomento.
Nel disastro di 26 anni fa 150mila persone furono evacuate troppo tardi, 70 persone (pompieri e liquidatori) morirono subito, 250mila i morti per tumore in 70 anni, cui vanno aggiunti quelli per altre patologie. Totale un milione. E dopo tanti anni, la storia si ripete. Stavolta in Giappone.
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