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Viterbo - Primo bilancio dei produttori della Tuscia dopo la fiera di Verona
Dal Vinitaly nuovi stimoli per le aziende
Viterbo - 14 aprile 2011 - ore 14,00

Alcune immagini del Vinitaly
- Contatti, qualità, export, degustazioni, incontri. Sono alcune delle parole più ricorrenti nei commenti raccolti tra gli operatori vitivinicoli della Tuscia appena tornati dal Vinitaly.

Per alcuni arrivano già le prime conferme di ordine, per altri è viva la speranza che si confermino i nuovi canali commerciali, per altri ancora c’è delusione.

“Rispetto al passato – spiega Roberto Trappolini, dell’omonima cantina – al Vinitaly c’è stata una grossa scrematura di visitatori occasionali a vantaggio delle presenze di operatori del settore, soprattutto della Germania dove il mercato è in ripresa e dei Paesi dell’Est che noi riteniamo commercialmente molto promettenti. Più complessa è la situazione del mercato nazionale, dove purtroppo dobbiamo constatare che i vini laziali ancora non hanno un grande appeal”.

Eppure qualcosa sta cambiando. “Per noi la vera novità di quest’anno – dichiara Aldo Lombardi della Tenuta Ronci di Nepi – è stato il crescente interesse, oltre ai distributori esteri, da parte di agenti italiani provenienti proprio da quelle zone dove in genere fatichiamo ad affermarci. Mi ha positivamente colpito, per esempio, che molti ristoratori del Lazio siano venuti a cercarci”.

“In effetti – sottolinea Fabio Brugnoli della Cantina di Montefiascone – l’attenzione verso i nostri vini sta crescendo sia perché globalmente si è elevato il livello qualitativo sia per l’ottimo rapporto qualità/prezzo. La conferma arriva dai molti agenti che ci hanno contattato interessati a diffondere i vini della Tuscia”.

“Anche noi – conferma Chiara Ceccarelli di Le Lase – abbiamo colto una minor affluenza di visitatori, ma numerosi incontri con operatori della nostra regione, molto interessati ai prodotti locali perché considerati di qualità”.

“Concordo sul minor movimento di persone – dice Pilar Mont dell’azienda Paolo e Noemia D’Amico – ma abbiamo avuto nuovi incontri non programmati molto soddisfacenti. Si ha quasi l’idea che nel panorama italiano stia cambiando la percezione della qualità dei vini delle nostre zone. Per quanto ci riguarda mi riferisco ad alcuni nostri prodotti che noi consideriamo di punta come il Seiano rosso, la Falesia e il Calanchi di Vaiano”.

“Noi invece – interviene Sergio Mottura, titolare dell’omonima azienda – abbiamo registrato un aumento delle visite al nostro stand, soprattutto degli operatori provenienti dall’estero, con alcune conferme e alcune novità tra cui Belgio, Russia, Stati Uniti, Giappone e Gran Bretagna. Buoni riscontri sono arrivati anche dai mercati nazionali. Anche tra noi c’è la convinzione che i vini del Lazio siano in ascesa”.

“Delle ultime edizioni – sostiene Giovanni Palombi della Tenuta S. Isidoro – quella di quest’anno è stata la migliore, soprattutto dopo gli ultimi anni in cui avevamo risentito della crisi. Per noi a livello regionale c’è stato un discreto interesse e si sono consolidati i contatti per l’export in Giappone e Svizzera, mentre nuovi canali si sono aperti con la Germania e il Nord Europa”.

“Anche per noi – interviene Andrea Occhipinti, dell’omonima azienda agricola– il Vinitaly è stato rilevante per allacciare rapporti con i mercati esteri, a partire da quelli statunitensi, danesi e tedesco ricevendo consensi per il nostro aleatico bianco Alter Ego”.

Di tutt’altro avviso Antonella Pacchiarotti, dell’omonima azienda: “Siamo stati svantaggiati dalla disposizione logistica degli stand al padiglione Lazio, che poco hanno favorito la visibilità e i contatti con i visitatori. Non abbiamo registrato nuovi contatti con operatori nazionali o esteri, mentre devo riconoscere che le degustazioni guidate sono andate molto bene. A mio avviso bisognerebbe organizzare più eventi che attirino maggiormente l’attenzione, al pari di quanto avviene nei padiglioni di altre regioni”.

Concordano su questa linea i tre fratelli Ludovico, Bernardo e Clarissa Botti dell’azienda Trebotti: “Anche per noi il bilancio di questo Vinitaly non è totalmente soddisfacente, un significativo calo delle presenze degli operatori stranieri riscontrato nel padiglione della Regione, è il segno tangibile che il Lazio non riesce ancora a imporsi come realtà vitivinicola, nonostante l'ottimo lavoro delle aziende regionali e della Tuscia in modo particolare. Come testimonia l’interesse e gli apprezzamenti per le nostre nuove etichette Gocce e 3B Rosè manifestatati dai giornalisti delle principali guide enologiche d'Italia”.

“Al di là delle diverse valutazioni – spiega Ferindo Palombella, presidente della Camera di Commercio di Viterbo – ritengo positivo il fermento tra i nostri produttori vitivinicoli, comunque orientati all’affermazione del loro vino in Italia e all’estero. D’altronde siamo ben coscienti che dobbiamo ritagliarci un nostro spazio sul mercato che per troppo tempo abbiamo lasciato agli altri.

Sappiamo tutti, gli imprenditori più maturi e quelli più giovani, quanto ciò sia complesso ma oggi rispetto al passato abbiamo una maggiore convinzione delle nostre qualità, ma anche di alcune fragilità. Ed è con questa consapevolezza che dobbiamo proseguire il nostro percorso”.


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