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Maria Antonietta Russo
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Riceviamo e pubblichiamo - Gentile direttore,
abbiamo letto con attenzione la nota della consigliera comunale di pari opportunità Maria Antonietta Russo in merito alla mancata attivazione del tempo pieno nella scuola primaria nell'intera provincia di Viterbo.
Ringraziamo la consigliera per aver ascoltato, prima, e dato voce, poi, alle molte famiglie che avevamo scelto (come offerto nel modulo ministeriale di iscrizione alla scuola primaria) per i loro figli il tempo pieno, reputandolo la migliore soluzione che contempera le esigenze formative degli alunni di oggi - e cittadini di domani, e i ritmi lavorativi dei genitori.
Sottolineiamo che il problema non è circoscritto solo alla provincia di Viterbo, ma ci risulta che tutte le regioni patiscano tale taglio che appare in contraddizione con quanto previsto dalla normativa vigente (D.P.R. n. 89 del 20 marzo 2009) e illustrato sul sito istituzionale del ministero dell'Istruzione.
Tali tagli non sembrano neppure in linea con quanto previsto dalla C.M. 21, prot. 270 del 14/03/11 e dalla conseguente nota dell'Ufficio Scolastico regionale per il Lazio del Miur prot. n. 7102 del 18/03/2011 con oggetto dotazioni organiche personale docente a.s. 2011/12.
L'abolizione del tempo pieno nella scuola pubblica, taglio che sottolineiamo - come già fatto dall'intervento della consigliera Russo - non riguarda solo il prossimo anno scolastico ma anche gli anni futuri, rappresenta una perdita inestimabile per il paese intero.
Viene infatti persa l'opportunità di consentire ai bambini di vivere un tempo scuola più disteso, in cui l'apprendimento va oltre la l'acquisizione delle nozioni, ma si trasforma in momento formativo con forte valenza sociale (basti pensare al tempo mensa, trascorso con la propria classe e la propria insegnante).
In caso di alunni in difficoltà, il tempo pieno permette agli insegnanti di trovare tempo e modi di seguirli coinvolgendo magari anche gli altri bambini che così sperimentano la solidarietà, la generosità, virtù fondanti per una società più equa.
Chi sceglie il tempo pieno per i propri figli non cerca, e non trova, un parcheggio ma offre ai bambini un'occasione di crescita personale e sociale. Le 13 ore in più del tempo pieno rispetto al modulo orario di 27 ore (quello utilizzato dal ministero per l'assegnazione del personale docente) sono effettivamente ore in più di istruzione e formazione per i nostri figli, rafforzando e potenziando le loro capacità intellettive e rendendoli così più preparati ad affrontare un mondo dove la conoscenza è lo strumento principe per lo sviluppo.
Il tempo pieno permette, inoltre, di conciliare più facilmente i tempi di lavoro dei genitori con gli impegni scolastici dei bambini, garantendo tra l'altro la possibilità di vedere esteso a tutti il dettato costituzionale lì dove l'art. 1 sancisce che “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”, dettato difficile da rispettare se la scuola pubblica offre solo il tempo normale che con il DPR 89/2009 prevede un tempo base di 24 ore/settimanali, aumentabili a 27 su richiesta dei genitori e se disponibili le risorse. E dopo la scuola chi li accudisce i figli?
Vogliamo sapere perché prima è stata offerta ai genitori la possibilità di scelta del tempo scuola per i propri figli, possibilità stabilita con Dpr 89/2009 e confermata con la circolare ministeriale 270/2011, e poi tale scelta è stata ignorata, calpestata e tradita imponendo un unico tempo scuola per tutti.
Non capiamo infatti perché nell'illustrare i punti salienti della riforma introdotta dal Dpr 89/2009 sul sito del Miur si affermi che “Confermato il tempo pieno nella scuola primaria con il quadro orario di 40 ore settimanali; con l’introduzione del maestro unico, l’eliminazione delle compresenze e alcuni risparmi dovuti alla razionalizzazione degli organici, è stato possibile aumentare il tempo pieno.
Si passa quindi dalle 7 mila classi prime del 2008/2009 a più di 9 mila classi che da quest’anno usufruiscono del modello a 40 ore settimanali”, e poi invece si operi un taglio così drastico.
Ci appelliamo a tutti gli uomini e donne di buona volontà che credono che la scuola pubblica sia una risorsa fondamentale per il futuro dei nostri figli e del paese, perché si attivino, ognuno secondo il proprio ruolo, a difesa del diritto di scelta del tempo scuola. E' una battaglia di civiltà.
Grazie per l'attenzione.
Antonella De Cicco
Giampiero Tirone
Rappresentanti dei genitori nel Consiglio dell'Istituto onnicomprensivo Fantappiè
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