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Il sindaco di Tarquinia Mauro Mazzola
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Il Cie non s'ha da fare perché... l'ex polveriera non è abitabile.
Che l'ex polveriera di Tarquinia non era la sede ideale per un Cie (centro identificazione ed espulsione degli immigrati), il sindaco Mauro Mazzola lo aveva detto in tutte le lingue. Soltanto ora, però, il primo cittadino di Tarquinia ha deciso di spiegare il perché.
Lo ha fatto con un'ordinanza comunale che vieta di abitare la polveriera, anche per brevi periodi. I motivi per stare lontani dall'ex caserma militare sarebbero numerosi.
Tanto per cominciare, le coperture dei fabbricati, situati in località Pratini del Marta, sarebbero di amianto, "materiale ormai obsoleto e nocivo per la salute", come si legge nell'ordinanza.
Inoltre il sindaco ventila un "possibile rischio di inquinamento derivante dalla loro utilizzazione, in epoche passate, come deposito militare di munizioni ed esplosivi". Eventualità che comporterebbe, a detta di Mazzola, una situazione di degrado igienico-sanitario.
A queste si aggiungono altre carenze. Dall'acqua potabile interrotta, alla mancanza di un sistema fognario allacciato alla rete comunale. Dall'impianto elettrico non a norma, al probabile rischio esondazione, vista la posizione in cui si trovano i locali.
Da qui, l'impossibilità di fare dell'ex polveriera un centro di identificazione degli immigrati. Che sarebbero i primi a pagare il prezzo di pericoli simili.
"La creazione di un Cie nella nostra cittadina non è stata mai ufficialmente smentita - afferma Mazzola -. Sono ancora in attesa di risposte da parte delle autorità competenti.
Intanto ho emesso l'ordinanza che vieta di abitare e vivere nell'ex polveriera, una struttura fatiscente, piena di amianto, in cui sono state stipate per anni armi pericolose e che non è stata mai bonificata".
Premesso che da informazioni assunte e da organi di stampa, anche nazionali, si è appreso che rappresentanti istituzionali avrebbero, di recente, dichiarato che vi è una precisa volontà governativa di istituire nel Comune di Tarquinia, e precisamente in località Pratini del Marta, un centro di identificazione ed espulsione (Cie), di cui al decreto legislativo 92/2008, convertito con L. 125/2008;
Che, da informazioni diffuse, nel suddetto sito dovranno trovare dimora un indeterminato numero di stranieri in attesa di espulsione, tra i quali anche minori, con la conseguenza che si potrebbe verificare una grave situazione di degrado igienico sanitario e socio ambientale;
Che all'interno dell'area individuata quale sede del Cie risultano presenti una serie di strutture in muratura, in parte dirute e fatiscenti, abbandonate da moltissimi anni, che presentano le seguenti criticità:
- possibile rischio di inquinamento derivante dalla loro utilizzazione, in epoche passate, come deposito militare di munizioni ed esplosivi, che, secondo voci ricorrenti, potrebbero essere anche di tipo batteriologico-chimico e contenenti uranio impoverito;
- le coperture dei fabbricati risultano essere costituite da materiale contenente amianto (eternit), materiale oramai obsoleto e degradato e come tale nocivo per la salute;
- non esiste un sistema fognario allacciato alla rete comunale, finalizzata alla depurazione degli scarichi;
- non risultano in sito sistemi di smaltimento in linea con le norme igienico vigenti;
- l'erogazione di acqua potabile, attraverso la rete pubblica, allo stato attuale è interrotta;
- l'impianto idrico interno al complesso, a causa della vetustà, deve considerarsi non più in grado di alimentare la struttura;
- il complesso non dispone di fonti idriche di approvvigionamento proprie;
- gli impianti elettrici, attesa l'epoca della loro realizzazione, non possono considerarsi rispondenti ai requisiti imposti dalla normativa vigente;
Che l'utilizzo delle suddette strutture potrebbe creare pericolo per la salute pubblica dell'intera collettività e potrebbe determinare precarie condizioni di vita per gli ospiti e gli addetti alla struttura;
Che il sito in parola è inserito in area, seppure marginalmente ricompresa dal Piano assetto idrogeologico (Pai), come zona a rischio frana;
Che, inoltre, l'area in questione si presenta anche come zona a rischio esondazione, per la parte prospiciente il fiume Marta;
Che l'intera area risulta individuata nel Piano Regolatore Generale come "Parco archeologico", essendo la stessa posta a valle della città etrusca di Tarquinia e di altre importanti insediamenti archeologici;
Visto il decreto legislativo 18.08.2000, n. 267, e in particolare gli articoli 50 e 54; Visto l'articolo 13, comma 2, della legge n. 833/1978;
Ordina
Per tutti i motivi indicati in premessa a salvaguardia della salute pubblica, nonché della tutela dell'ambiente e al fine di scongiurare pericoli immediati e mediati per le persone
Di non adibire
le strutture e l'area del complesso già denominato "Caserma P. Sabatini" posta in Tarquinia, località "Pratini del Marta" a insediamenti abitativi, di qualsiasi genere, anche temporanei, sino al persistere della situazione attuale, ovvero sino ad avvenuta e documentata bonifica e messa in sicurezza del sito, nel rispetto della normativa vigente;
Rammenta
Che la violazione alla presente ordinanza, salvo che il fatto non integri più gravi reati, costituisce ipotesi di cui all'art. 650 CF;
Dispone
che copia della presente ordinanza venga trasmessa a tutti gli agenti ed Ufficiali di polizia giudiziaria, incaricati circa il rispetto del presente atto, agli uffici comunali competenti per la pubblicazione all'Albo Pretorio e per la notifica all'ente proprietario del complesso in parola, nonché agli eventuali possessori a qualsiasi titolo.