- La sposa che arriva su un asinello. Lo sposo, in frac, ad attenderla sull'altare.
Lei arriva e accompagnata dal padre e sfila lungo la navata centrale della chiesa. Camminando su un tappeto di foglie di castagno, che ricopre il pavimento della chiesa.
Pian piano arriva sull'altare, dove lo sposo la accoglie con un bacio e gli occhi rossi per l'emozione. Sono Valeria Biscetti e Raffaele Ascenzi, che sabato si sono sposati.
La cerimonia si è volta nella suggestiva cornice di Civita di Bagnoregio. La “città che muore” ha fatto da sfondo a uno dei matrimoni più attesi della Tuscia. Atteso perché coinvolge un membro della famiglia Ascenzi.
Oltre 200 gli invitati hanno raggiunto la chiesa, a bordo di una navetta che li portava alla vecchia città. La cerimonia, che si è svolta nel duomo di San Donato è stata celebrata da padre Marco Priolo. Il parroco, durante l'omelia, ha letto un messaggio del vescovo Lorenzo Chiarinelli, che ha voluto partecipare a questo giorno di festa, seppur indirettamente.
Chiarinelli ha augurato agli sposi che “le ali di luce dell'amore li sostengano per sempre”. E la luce effettivamente li ha illuminati per tutta la cerimonia, rendendoli protagonisti indiscussi.
La calda voce di Alfonso Antoniozzi, che ha eseguito l'Ave Maria di Schubert ha fatto da sottofondo musicale. E per chiudere la messa è stato scelto un brano di Ennio Morricone: il pezzo portante della colonna sonora di Mission. Come dire un presagio...
Finita la messa Raffaele e Valeria sono usciti dalla chiesa per raggiungere tutti gli amici, che hanno buttato una valanga di riso sugli sposi. Raffaele cercava di ripararsi con il suo cilindro e allo stesso tempo cercava di proteggere Valeria.
Dopo la cerimonia è arrivato il momento della cena. Gli sposi hanno curato tutto nei minimi particolari. Realizzando un matrimonio, per certi aspetti, molto sobrio, senza alcun tipo di ostentazione. A partire dagli addobbi della chiesa. Cesti d'uva, tre mila spighe di grano. Migliaia di foglie autunnali e ricci di castagno. 150 mazzi di settembrina bianca.
Anche la piazza del duomo, trasformata per l'occasione in sala da pranzo, era all'insegna della semplicità. Una serie di tavoli bianchi con alberi di ferla, ricci di castagno e mele, come centro tavola.
Il tutto scelto non a caso. Ma per la simbologia che rappresenta. Le spighe, simbolo di fertilità e abbondanza. Le piante di ferla, pianta sacra del popolo etrusco. E le mele, simbolo della passione amorosa e dell'eros.
A illuminare la scena oltre 700 lanterne di carta poggiate nei vicoli e nella piazza di Civita, oltre le candele sparse sui tavoli, preparati per gli oltre 200 invitati.
Semplicità della scena e semplicità della cena. Perché tutto doveva esprimere il radicamento con la terra. Ecco perché gli sposi hanno optato per un menù che seguisse questa linea semplice. Prodotti nostrani e poco elaborati, come ha dichiarato lo stesso Raffaele.
Fuscelle di ricotta fresca, caciotta dolce, miele e mostarda di fichi e pere. Mozzarella di bufala di Montefiascone, salsicce con finocchio, coppa, capocollo, olive e verdure fritte, per antipasto.
Acquacotta alla viterbese e tonnarelli alla Checcarello di Bagnaia per primo. Tagliata di manzo con verdure grigliate e porchetta di Bagnoregio con patate per secondo. Torta nuziale e tozzetti con vin santo come dolce.
Tra gli ospiti del matrimonio, i sindaco di Civita Francesco Bigiotti. Il direttore d'orchestra Stefano Vignati e l'assessore all'Aeroporto Giovanni Bartoletti, che per l'occasione ha fatto sorvolare la città di Civita da un aereo. Sia in onore degli sposi, sia per la passione di Raffaele, che in passato ha fatto anche parte della Folgore.
|