Riceviamo e pubblichiamo - La regione Lazio, con i patrocini del comune di Bomarzo, dell’Associazione culturale europea “Francesco Orioli”, con l’Ecole pratique des hautes etudes di Parigi (Sorbonne) e l’Università degli studi della Tuscia di Viterbo, promuove il convegno internazionale di studi “Il sacro bosco di Bomarzo” programmato nella sala dei giganti al castello Orsini di Bomarzo dal 13 al 16 di settembre, sotto la direzione scientifica di Sabine Frommel con la collaborazione di Andrea Alessi.
Dopo secoli di oblio e pochi studi condotti solo nel dopoguerra, Salvador Dalì riuscì a risvegliare l’interesse pubblico per il parco dei mostri di Bomarzo. Da allora esso è diventato un’attrazione affascinante tanto per gli eruditi quanto per il largo pubblico.
Proprio il carattere equivoco del giardino, pieno di ambivalenze ed enigmi, invita i visitatori a riflettere su nuove interpretazioni. Autori di fama internazionale hanno dedicato una lunga serie di studi a questo capolavoro, ma tante domande sul suo significato sono ancora aperte. Il giardino rappresenta un opera d’arte totale, un exemplum spiccatamente originale dove natura, architettura, scultura e poesia si riuniscono in un insieme bizzarro, fantastico e poetico.
Il convegno propone uno studio dettagliato delle architetture e delle creazioni scultoree del giardino, sottoponendo al mondo scientifico la proposta di attribuzione all’artista fiorentino Simone Moschino, l’unico autore tramandato dai documenti. Egli deve aver dialogato con il “principe-architetto” Vicino Orsini (1523-1585), condottiero, poeta ed erudito culturalmente strettamente legato ai Farnese, che si riconobbe nella figura dell’imperatore Adriano. Egli seppe sublimare il suo stato d’animo e la sua vasta cultura in un’opera piena di ironia e di criptiche simbologie.
Saranno analizzati la semantica del giardino, il significato dei singoli monumenti e delle mostruose figure simboliche e i tanti riferimenti che abbracciano il mondo romano, etrusco e/o egizio, la letteratura rinascimentale, il linguaggio degli emblemi e dei geroglifici, l’imagerie araldica, il mondo delle favole, la filosofia ermetica e resoconti di viaggi esotici.
Questa specie di “Wunderkammer” all’aperto servì a feste, a banchetti, a colloqui tra eruditi, all’otium e a incontri amorosi. Proprio la duplice natura di celebrazione dei piaceri e della vita pastorale da un lato e la continua allusione alla morte, evocata dalle architetture funerarie dall’altro, sembra riflettere il genio del proprietario. Il convegno studierà anche la lenta metamorfosi del giardino i cui lavori cominciati verso il 1552 furono interrotti dalla morte del committente negli anni Ottanta e seguirà il suo destino attraverso secoli di abbandono e trascuratezza fino ai restauri recenti.
Un confronto con i pochi giardini paragonabili nell’Europa del Cinquecento aiuterà a capire meglio il carattere particolare di questa invenzione al best-seller "Bomarzo" (1962) dell'argentino Manuel Mujica-Lainez ed il suo riadattamento operistico composto dal connazionale Alberto Ginastera (1967); senza dimenticare ville, giardini, pitture, poesie, architetture ed addirittura parchi divertimento di epoca contemporanea che citano più o meno ironicamente il giardino di Vicino Orsini, ripetendone dettagli, forme o iscrizioni particolarmente evocativi (si pensa addirittura che lo stesso Gaudì sia rimasto suggestionato dalla presunta visione di Bomarzo, come suggeriscono le tante figure mostruose delle sue fantastiche architetture). Per questo risulta indispensabile dedicare una sessione del convegno a tutte quelle manifestazioni artistiche del '900 direttamente o indirettamente ispirate al "Parco dei mostri”.