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| Valerio De Nardo |
- Domani (25 settembre) alle 17.30 Fabio Mussi sarà a Viterbo nella veste di leader di Sinistra democratica per inaugurare la sede provinciale del movimento, in via Vico Squarano, 33.
Valerio De Nardo, del coordinamento di Sd, spiega: “Stiamo organizzando la nostra presenza sul territorio.
Mussi a Viterbo segna il punto di partenza di un percorso che si articolerà poi nei comuni per realizzare anche nella Tuscia il nostro obbiettivo di costruire l’unità della sinistra”.
Il vostro movimento nasce sostanzialmente da una scissione dei Ds. Questo vi porta ad essere avversari del Partito democratico?
“Molte donne e molti uomini che militavano nei Ds non hanno condiviso la scelta di sciogliere il partito per farne uno nuovo insieme con la Margherita.
Abbiamo ritenuto che ciò significasse “fuoriuscire dalla sinistra” e per questo abbiamo dato vita ad un movimento che si propone invece di mantenere in Italia una consistente sinistra di governo costruendo l’unità delle forze laiche, socialiste, comuniste e ambientaliste.
In ogni caso il Partito democratico non lo consideriamo un avversario della sinistra, bensì come il suo principale alleato. Per questo non ci auguriamo che quella esperienza fallisca, ma noi agiamo su un altro terreno”.
Però le difficoltà su un percorso unitario a sinistra non mancano.
“Ma noi non ci nascondiamo dietro un dito. Vediamo le difficoltà che ci sono: penso che la manifestazione del 20 ottobre sul welfare ne sia un segnale evidente.
Però non intendiamo scoraggiarci, tutt’altro: una volta si sarebbe detto che di fronte al pessimismo della ragione serve l’ottimismo della volontà”.
Dunque qual è la vostra proposta politica?
“Per ora guardiamo alla ipotesi di una federazione che aggreghi le forze disponibili senza precludere l’apertura ad altre.
Ciò consentirà a ciascuno di mantenere la propria identità ed anche la propria collocazione internazionale (noi, ad esempio, intendiamo rimanere nel Partito del Socialismo Europeo). Ma ci consentirà altresì di misurarci unitariamente alle prossime scadenze elettorali e verificare la possibilità di giungere, in una prospettiva non troppo lontana, ad una unica formazione politica.
Ad oggi credo che ci siano le condizioni per costruire una federazione tra noi, Rifondazione, il Pdci e i Verdi, ma penso che i confini possano allargarsi, in primo luogo verso l’area della costituente socialista”.
Quali ritiene i temi più urgenti da affrontare oggi?
“Ne propongo tre che riteniamo prioritari: il lavoro e la lotta alla precarietà; il cambiamento climatico e la questione energetica; la riforma della politica per restituirle efficienza, moralità, sobrietà e credibilità.
In generale noi puntiamo sui contenuti di un nuovo patto sociale che leghi strettamente tra loro la valorizzazione del lavoro e quella dell’ambiente e lo facciamo mantenendo una piena autonomia politica e culturale.
Diciamo poi che vorremmo riprendere a ragionare senza pensare nell’angusto orizzonte di una legislatura o di un mandato amministrativo, con lo sguardo rivolto alla successiva scadenza elettorale”.
E nella Tuscia come intendete muovervi?
“Con un coordinamento sempre più stretto con le altre forze della sinistra (anche se dobbiamo denunciare in questo senso una difficoltà con i Comunisti Italiani), con un dialogo ravvicinato con la costituente socialista e con un confronto aperto con il partito democratico.
Ma soprattutto dialogando con le forze sindacali, dell’associazionismo e della cultura che intendono custodire e rilanciare i valori di una sinistra plurale. Dobbiamo farlo in stretto rapporto con i territori, ponendoci in ascolto tanto delle proposte quanto delle critiche”.
A cosa si riferisce?
“Mah, io avverto, ad esempio, una certa insoddisfazione rispetto all’amministrazione provinciale. Verdi e Socialisti, che pure fanno parte della coalizione che sostiene Mazzoli, hanno da tempo posto questioni politiche e di programma, alle quali non si è data risposta.
Noi pensiamo che si debba aprire una riflessione comune sulla metà del mandato amministrativo per capirne limiti e potenzialità”.
Ad esempio cosa proporrebbe?
“Pochi mesi fa la sostituzione di due assessori si è risolta in un gioco di incastri tutto interno alle logiche del Pd. Non è stata neanche colta l’occasione per colmare l’assenza delle donne in giunta. Ma perché non se ne è approfittato invece per ridurre il numero degli assessori?
Ciò che si potrebbe ancora fare, magari anche riorganizzando la struttura amministrativa riducendone i costi: sarebbero dei segnali importanti verso i cittadini. E poi occorre passare ai fatti, alle realizzazioni.
E’ possibile che la Provincia disponga di quasi tre milioni di euro previsti dalla Regione per la variante stradale di Grotte S. Stefano e per lo studio di fattibilità dell’interramento della ferrovia a Viterbo, siano cambiati tre assessori ai lavori pubblici, ma quei progetti ancora non si concretizzino?”.
Di Grillo cosa pensa?
“Penso che Grillo interpreta un malessere vero, ma lo faccia in un modo non condivisibile.
Poi, sa, ognuno fa i conti con la sua esperienza: quando si parla dei costi della politica, ad esempio, a me viene da pensare non ai privilegi di qualcuno, quanto ai sacrifici che altri continuano a fare per far vivere una realtà come il nostro movimento.
Diciamo che non mi piace per niente una politica fatta mandando le persone affanculo: per me la politica è ascolto, è dialogo”.