Riceviamo e pubblichiamo volentieri l'intervento di Valerio Baldacchini perché ci sembra un modo di affrontare il problema in modo ragionevole. Qualunque sia alla fine la posizione che si può assumere, favorevole o contraria all'aeroporto che sia. L'intervento è un po' lungo ma vale la pena di leggerlo.
- Caro Carlo,
Utilizzo l’aereo frequentemente e da molti anni, ne riconosco la funzione positiva che ha svolto nel passato facendo crescere quella mobilità che sicuramente ha contribuito positivamente allo sviluppo dell’economia.
Però per quanto ho visto un po' in giro l’aeroporto non è mai stato un fattore determinante dello sviluppo per le piccole realtà.
Molti posti dove è stato localizzato un aereoporto, considerato strategico, languono da decenni, in altri ad di là della funzionalità per una imprenditoria già esistente e dinamica, l’aeroporto non ha altra funzione motrice.
Guardate la piana di Lamezia dove nonostante li si intersechino tutti i nodi del trasporto, la sua area industriale è ancora vuota, dopo decenni di enormi incentivi erogati per favorire la localizzazione delle imprese.
Incapacità imprenditoriali c’erano incapacità imprenditoriali sono rimaste. Difficoltà ambientali erano ostacolo prima e sono ostacolo ora.
Perché il turismo a Viterbo non si è sviluppato? Perché mancano le infrastrutture? Ma non facciamo ridere i polli.
La nostra classe politica, tutta, dovrebbe smettere di piangersi addosso immaginando che qualcuno, non si bene chi, non voglia lo sviluppo di Viterbo, e si interroghi seriamente sulla sua incapacità a progettare un futuro degno di questo nome per la sua popolazione.
Mancano le idee forti, i progetti strategici, le capacità di fare sistema. Eppure ce ne sarebbero di cose da fare, alcune sono state fatte e si vedono e fanno vedere chiaramente la strada da imboccare per la valorizzazione delle risorse locali.
Perché non ci sono ancora i pacchetti turistici di grande richiamo? perché non abbiamo una capacità recettiva all’altezza del mercato globale? perché ad agosto nel più prezioso ed esteso residuo di medioevo che esiste in Europa passeggia ancora solo qualche isolato turista?
E ancora perché le nostre potenzialità agricole sono inespresse, mentre il mercato romano potenzialmente le potrebbe assorbire tutte al più alto livello e contemporaneamente si pensa di portare le aziende agricole a fare biodisel?
Tutto questo perche manca l’aereoporto? Ma non facciamo ancora ridere i polli. A Fiumicino arrivano 50 milioni di turisti l’anno e che cosa è stato fatto per portarne lo 0,5% anche a Viterbo?
Questo non vuol dire però che l’aeroporto non si deve fare.
Il fatto è che bisogna guardare molto più in la dell’interesse dei singoli e soprattutto di quello immediato. E’ indubbio che il traffico low-cost è stato e sarà un elemento fondamentale per l’Europa, non tanto per il turismo in se quanto per contribuire a costruire la federazione europea e a fare gli europei e io mi sento di essere un grande fautore di questo.
Ma su questa strada è già stato fatto molto e molto di ciò che il low cost poteva dare lo ha già dato, adesso bisognerebbe andare oltre. Io ho molta fiducia nel parlamento europeo, ma molto di più nei parlamentari degli altri che nei nostri, perché mentre negli altri stati i partiti scelgono i migliori per mandarli a Bruxelles, da noi non è sempre così.
Chiesa, nel suo intervento mette sul tappeto un problema serio quando si pone il seguente interrogativo: nel futuro del pianeta, nello scenario del cambiamento climatico, quale sarà il ruolo del traffico aereo?
Se non vogliamo fare i provinciali dobbiamo inquadrare il nostro problema locale in questo scenario, per non trovarci tra pochi decenni con un cadavere tra le mani, perché se il traffico su Roma dovesse diminuire morirebbe l’ipotesi di Viterbo. Io non so se sarà così, ma è di questo bisogna ragionare.
Non so quanti si ricordano delle baggianate che si dicevano all’epoca delle lotte contro la centrale nucleare. Bisognava farla perché avrebbe portato lo sviluppo del Viterbese e perché senza si sarebbe tornati a buio.
A noi fu chiaro invece che lo sviluppo sarebbero stato solo i posti per costruirla e i fatti hanno poi dimostrato che senza l’energia nucleare si poteva stare, anzi si stava meglio.
Il problema vero e che allora l’Italia non colse l’occasione dell’abbandono del nucleare per sviluppare le tecnologie delle fonti rinnovabili, per le quali negli anni ’70 era all’avanguardia in Europa. Se l’avesse fatto oggi saremmo in una posizione dominante nel mercato che finalmente, dopo 25 anni, si sta aprendo anche qui.
La dabbenaggine e il provincialismo dei nostri governanti di allora, che ne fecero una questione esclusivamente politica, fecero mancare quei finanziamenti e incentivi che avrebbero consentito il mercato per le tante aziende che operavano nel settore.
Oggi siamo esattamente gli ultimi in Europa e importiamo tutta la tecnologia dagli altri. Mi veniva da piangere nel vedere quella splendida puntata di Report della Gabanelli, sulle energie rinnovabili e sulla grande occasione perduta.
Mutata mutandis le cose stanno di nuovo così.
Lo sviluppo della rete ad alta velocità eliminerà il traffico aereo sulle brevi distanze intaccando anche quello sulle medie. Il consumo energetico pro capite per il trasporto di persone e merci è enormemente più alto con l’aereo che con il treno e i nostri politici locali dovrebbero capire che la direzione della politica europea del trasporto nel futuro non può essere che quella di ridurre il traffico aereo, lasciando in piedi solo quello indispensabile.
E’ all’interno di questo quadro che bisogna ragionare e invece mi sembra che il dibattito è finora sterile, ma gli ultimi interventi per fortuna lo hanno rianimato, e porta inevitabilmente alla sudditanza; di questo passo le decisioni verranno assunte di fatto senza tener minimamente conto delle nostre opinioni, appunto perché non sono opinioni ma “ciacole”.
L’eventuale abbandono dell’aeroporto però, o è sostenuto da una ipotesi vera di sviluppo, da progetti, da programmi e non dalla solita elencazione delle possibilità, oppure opporsi non ha molto senso, perché comunque effetti positivi l’aeroporto ne può produrre.
Ne produce anche di negativi, Peppe Sini ne ha elencate molte, ma il catastrofismo è spesso un approccio sbagliato e comunque non mi appartiene e in ogni modo non dà un contributo forte al sostegno della tesi del no.
Invece è sacrosanta la rivendicazione di produrre per primo da subito la valutazione di impatto ambientale perché da lì si può capire se il progetto può realmente essere realizzato con i correttivi e i limiti da porre, con la consapevolezza che però ne potrebbe anche venir fuori l’impossibilità di realizzarlo.
Possibile che in questo paese non si riesce mai a seguire le regole!
Io credo che se 6 o 7 parlamentari europei, con tutte le riserve espresse prima, non tutti tacciabili di estremismo, hanno assunto una posizione così netta, però senza motivarla adeguatamente, la questione deve essere presa in considerazione.
Chiesa ha poi introdotto alcuni elementi interessanti, ma non bastano a mio avviso a sostenere la tesi. Bisognerebbe conoscere in dettaglio gli studi e le previsioni sul traffico futuro così come esattamente le linee di indirizzo della comunità.
Dall’altra parte la questione del terzo scalo laziale, da quali dati è realmente è motivata e sostenuta? perché io ho forti dubbi della capacita nostra di programmare il futuro e ciò che si vede in giro ce lo mostra ad ogni piè sospinto. Per restare nel settore il fallimento di Malpensa e la crisi di Alitalia.
Infine tanto per mettere sul piatto elementi di discussione di cui non ho colto traccia nelle mail mandate a Tusciaweb, ma che potrebbero essere state introdotti in altre sedi del dibattito e se è così me ne scuso.
Se il progetto dell’aeroporto non è sostenuto da un parallelo progetto molto più ampio sulla logistica che coinvolga le infrastrutture della città si finirebbe solo per concludere la traversale Terni Civitavecchia e il sistema sarebbe costretto ad usufruire di tutta la logistica di Fiumicino. Viterbo diventerebbe allora solo il posto in cui si atterra.
Tanto varrebbe allora, se bisogna proprio farlo, farlo a Tarquinia, come credo qualcuno abbia proposto. Costerebbe molto meno e funzionerebbe molto meglio.
Ma probabilmente questo a molti, che ora stanno con forza sostenendo la scelta di Viterbo, ma a cui stanno a cuore solo gli interessi, peraltro legittimi, di qualche imprenditore viterbese, non credo proprio che piaccia.
Mettere mano alla logistica, non è detto che debba essere un disastro, anzi potrebbe essere l’occasione per risolvere decennali problemi urbanistici della città.
Ma chi è andato a trattare con la Regione l’inserimento nel Psr (Piano di sviluppo rurale) di assi e misure che possano sostenere gli investimenti privati e pubblici necessari alla logistica territoriale?
Il Psr praticamente è pronto ma io non so se ci sono risorse per l’aeroporto di Viterbo e dal momento che lì, nel Psr, ci sono le risorse finanziarie dei prossimi sette anni, io mi chiedo come si sostiene finanziariamente l’ipotesi che l’aeroporto serva allo sviluppo di Viterbo e del suo territorio? Sono stati almeno elaborate linee di indirizzo?
Inoltre qualcuno è andato ad esplorare le possibilità di finanziamenti a Bruxelles su una ipotesi di sviluppo locale forte e di conservazione del territorio per giocare la carta dell’aeroporto come elemento di connessione con l’Europa, una seconda porta di accesso all’immenso patrimonio laziale?
Qualcuno nel comune di Viterbo che sostiene a spada tratta l’aeroporto ha fatto atti amministrativi e propositivi sulle aree che, verificando vincoli e compatibilità, fungessero in questo momenti da supporto e pressione?
Credo che ciò che più manca sia una reale prospettiva strategica di sviluppo e tutto si riduca nelle aspettative di chi, forse in buona fede, crede che l’aeroporto sia una occasione di per sé, che basta farlo e tutto poi viene da solo e spera che le cose vadano nella direzione giusta.
Non sarà così perché senza una capacità vera di governo dei processi da parte dell’intera comunità locale, il “fare sistema”, l’aeroporto anche quando venisse deciso di farlo, non è detto che si faccia né soprattutto come si farà.
Probabilmente si finirebbe per farlo come una appendice di Fiumicino, perché così è stato pensato, allora sì che bisognerebbe opporsi con tutte le forze.
Ad esempio qualcuno ha affrontato seriamente la questione con i ternani che sicuramente possono avere un interesse strategico per l’aeroporto a Viterbo e trovare lì degli alleati, per realizzarlo in funzione del territorio?
In conclusione non so quanto tempo abbiamo ancora ma credo ci sia bisogno di ampliare il dibattito, anche per quelli che sono favorevoli perché le questioni sono più complesse di come si presentano e se l’aeroporto si deve fare, si deve fare bene, altrimenti è meglio non farlo.
Valerio Baldacchini