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G.Battista Martinelli
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Riceviamo e pubblichiamo
- Caro direttore generale Aloisio,
il mio intervento non era dovuto ad un eccesso d’impeto, bensì aveva l’intento di contribuire al faticoso lavoro che lei e la sua dirigenza sta affrontando per dotare la nostra provincia di una sanità efficiente.
La replica che insieme ai suoi stretti collaboratori Alessandro Compagnoni, Alfredo Tognarini ha fatto al mio intervento, mi ha profondamente deluso, perché non solo non ha colto (forse) il senso del mio dire, ma perché attraverso un immaginario scenario di contrapposizione all’interno della Cgil ha cercato di addossare la mia supposta ignoranza e le mie false affermazioni ad una contrapposizione con la categoria della funzione pubblica e con il suo segretario Sergio Riccardi.
Mi dispiace molto deluderla ma posso garantirle che non è cosi, provi a cambiare informatore.
La sanità viterbese non è malata e noi ne siamo convinti assertori,anche se facciamo notare che questa affermazione viene spesso usata da lei e dai suoi collaboratori ogni qualvolta qualcuno interviene a vario titolo sulla sanità, non sarà forse perché, non siete convinti che i cittadini della Tuscia non hanno la stessa percezione del cambiamento come risulta dai recenti sondaggi nazionali dove si ribalta il giudizio sul ruolo e sull’efficienza della sanità pubblica.?
Io non ho detto, ne mai ho pensato, così come deve fare credo qualsiasi persona che abbia dignità politica e morale che la sua gestione è come quella di Cisbani, non c’è assolutamente confronto, anche se è circondato da molte cariatidi e voltagabbana che hanno contribuito a portare allo sfascio la nostra sanità, ha fatto molte cose e sta lavorando con serietà ma sono tante anche le cose che bisogna ancora affrontare.
Sulla politica del risparmio crediamo che non è sufficiente come ha fatto lei effettuare solo piccole ma diffuse riduzioni di orari a tutti i consulenti, noi crediamo che attivando un tavolo di confronto con il sindacato confederale, partendo dal budget corrente, possiamo trovare soluzioni che razionalizzano le consulenze e possano ulteriormente migliorare la qualità del servizio.
So quanto è difficile e impegnativo il compito suo e dei suoi collaboratori, quanto è difficile risanare, rimuovere, superare un “ modus operandi” cristallizzato e cronicizzato ma questo non può essere di impedimento o giustificazione per non investire su quei punti carenti del sistema sanitario .
I miei rilievi non avevano nessun intendimento polemico teso a screditare o sminuire il suo lavoro, ne tanto meno come qualche suo collaboratore va dicendo che sto alzando questo polverone per interessi personali, no caro direttore, vogliono essere solamente stimolo per migliorare la sanità viterbese.
Si ricorda il primo incontro che ho avuto con lei? Cosa le dissi?
Partendo dalla considerazione di come madre natura non fosse stata con me tanto benigna, che la mia esclusiva e manifesta volontà e disponibilità era dettata esclusivamente, nel rispetto dei ruoli, di contribuire a costruire insieme un sistema sanitario degno di questo nome, eccellente nelle prestazioni e che a prescindere dal ceto sociale rispettava la dignità della persona e che un diritto non venisse mai scambiato per un favore, perché credo fermamente nel valore universale del diritto alla salute.
Quindi non ho bisogno di nulla, li rassicuri.
A Tognarini che è rimasto stupito dalla mia ignoranza faccio presente che se quanto da me sollevato si è risolto in merito alle sostituzioni per maternità e malattia degli infermieri, questo è dovuto all’azione sindacale unitaria che ha modificato completamente una sua disposizione prettamente arbitraria.
Abbiamo come Cgil accolto con soddisfazione l’accordo sulla stabilizzazione del personale precario di cui diamo atto, anche se, in barba ai buoni propositi, si continua a crearne altri come il caso degli intermediatori culturali, dove in questo caso Tognarini non ha messo in campo la stessa fiscalità adottata per le sostituzioni sopra lamentate, forse perché amici degli amici?
In merito agli interventi strutturali chiediamo di conoscere i budget e i tempi di realizzazione e suggeriamo che questo tema, fosse oggetto di confronto insieme alle altre organizzazioni, con lo scopo di costruire un’azione politica unitaria capace di accelerarne il completamento.
Quando parlavo di mancato coinvolgimento del sindacato confederale nella stesura dell’atto aziendale è perché caro Aloisio, l’atto aziendale non è purtroppo come sempre è successo un fatto interno di gestione della sanità, dove si fanno solo promozioni o nicchie di potere, o di spartizione di poltrone ma è quello strumento che seguendo le linee di indirizzo regionale deve costruire una struttura organizzativa confacente alle necessità del territorio e che metta al centro dell’agire la persona malata.
Sul pronto soccorso, nocciolo centrale del mio intervento, partivo dalla stessa sua convinzione manifestata al suo insediamento e che cioè era necessario umanizzare Belcolle, noi diciamo su tutti i presidi ospedalieri, di umanizzare l’assistenza.
Io l’ho vissuta personalmente, anche se in condizioni privilegiate, ebbene fermo restando il giudizio estremamente positivo sulla professionalità del personale addetto, sono dovuto però ricorrere alle “zeppe” perché ero stato abbandonato in uno studio cardiologico per quasi un’ora, questo mi è stato spiegato dopo, è dovuto ad un certo conflitto di competenze tra gli addetti al trasporto del pronto soccorso e del reparto.
Mi chiedo cosa succede a tutti quelli che non hanno le famose “ zeppe”?
Crediamo sia estremamente necessario sperimentare un modello di accoglienza per quei poveri diavoli che si recano quotidianamente ai servizi dell’ospedale che oggi sono lasciati soli nel loro calvario.
Se lo immagina lo stupore dei cittadini quando si recano all’ospedale e trovano personale professionalizzato che con il sorriso sulla bocca danno il buon giorno e chiedono all’utente cosa le serve? l’accompagno io.
Oppure nel ricovero o nella dismissione del paziente avere una persona che lo accompagna e lo aiuta a portare le valige? Invece di assistere a situazioni da terzo mondo?
Immagini un pronto soccorso dove ad ogni intervento a cui viene sottoposto il malato, il famigliare viene puntualmente informato e rassicurato.
Sicuramente gli interventi del 112 o del posto di polizia che spesso devono intervenire per sedare le intemperanze dei famigliari che reclamano giustamente di sapere, spariranno.
Vedrà caro direttore che solo con questi piccoli interventi anche la gente della nostra provincia percepirà subito il cambiamento.
Il segretario generale Cgil Viterbo
G.Battista Martinelli