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Giovanni Bartoletti
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Riceviamo e pubblichiamo
- In comunicato della Provincia di Frosinone del 24 novembre 2006 a firma del presidente Scalia si legge: “Tengo a precisare che non siamo in competizione con Latina per i voli low cost: sono scelte che faranno le compagnie aeree e i tour operator. Noi stiamo lavorando per sviluppare il traffico leggero (aerotaxi e light jet), in forte espansione in Italia e nel mondo grazie anche alle caratteristiche eco compatibili dei nuovi aeromobili ed alla riduzione dei loro costi di acquisto e gestione, che potrebbe sfruttare le infrastrutture eliportuali opportunamente adeguate”.
In un’altro comunicato del primo dicembre 2006, replicando alle accuse lanciate dall’esponente regionale di Legambiente, Scalia rimarca nuovamente: “Come è noto, stiamo lavorando per sviluppare un polo aeroportuale integrato e, in particolare, il traffico leggero: aerotaxi e light jet, una realtà in forte espansione in Italia e nel mondo grazie anche alle caratteristiche eco compatibili dei nuovi aeromobili, e per la quale potranno essere sfruttate le infrastrutture eliportuali, opportunamente adeguate”.
Sul messaggero del 19 dicembre 2006 spiega il direttore generale di Aeroporti di Frosinone Alessandro Mintoti: “Stiamo lavorando ad uno scalo per i cosiddetti light jet, aerei da dieci posti".
In realtà, le premesse fatte da Scalia e da Mintoti, lasciavano intendere, che gli stessi fossero intenzionati a trasformare l’aeroporto di Frosinone in un mini scalo tendente a consolidare la vocazione elicotteristica del Frusinate, e magari affiancargli un’attività di aerotaxi o al massimo di Light Jet.
Quest’ultima attività, che molti scommettono sia il futuro dell’aviazione, ha avuto un grande sviluppo negli Stati Uniti, dove esistono 150.000 aerei e 6.000 aeroporti, e in paesi come Germania Francia e Inghilterra, l’Italia, con 102 aeroporti e 1000 aeroplani.
Si tratta, di aerei a 4/6 posti, con velocità di oltre 600 km/h ma con pesi e costi molto contenuti, con un basso impatto per l’ambiente e la possibilità di localizzazione in aeroporti minori. Le nuove strutture standardizzate, per accogliere detto traffico aereo, denominate “aeroporti leggeri”, prevedono piste lunghe tra i 700 e 1400 metri e larghe tra i 18 e i 30, e regolamenti e caratteristiche tecniche in grado di garantire la sicurezza, contenendo però i costi di gestione.
Le premesse di fine 2006 fatte da Scalia & c. erano, per di più, perfettamente in linea con le linee guida del piano della mobilità con cui il 23 novembre 2006 il consiglio regionale del Lazio riconosceva a Frosinone una prevalente vocazione elicotteristica.
Improvvisamente, e qui viene il bello, nei primi mesi del 2007, Scalia e i suoi dopo aver convinto l’opinione pubblica a realizzare quanto sopra esposto, cambiano radicalmente rotta, e al posto di una struttura da poche migliaia di passeggeri annui, cominciano a reclamare a gran voce un aeroporto che nel giro di pochi anni dovrebbe ospitare oltre 4 o 5 milioni di passeggeri.
Stranamente all’Enac, che già aveva effettuato uno studio di fattibilità sul terzo aeroporto laziale in cui prevedeva le sole alternative di Latina e Viterbo (uniche realtà laziali in grado di poter ospitare uno scalo low cost), viene chiesto di rivedere l’elaborato includendovi, guarda caso, anche Frosinone.
Città, quest’ultima, che in prima battuta i tecnici dell’aviazione civile nemmeno avevano preso in considerazione viste, tra l’altro, le assurde condizioni orografiche e meteorologiche che rendevano, sin da subito, presto evidente l’assurdità di uno scalo ivi localizzato.
Ora che piano stava prendendo forma, e che qualcuno aveva imposto, o meglio caldamente raccomandato, all’Enac di valutare quanto l’ente non aveva inizialmente nemmeno minimamente considerato, bisognava promuovere efficacemente l’ingegnosa trovata.
Non a caso, quindi, il 3 maggio 2007, a Roma si tiene in pompa magna il convegno, ben pubblicizato dalla provincia di Frosinone, intitolato “Il trasporto aereo nell’Europa delle regioni Il sistema aeroportuale del lazio”, organizzato dal super sponsor dell’aeroporto di Frosinone, avvocato dello Stato Pierluigi Di Palma, già direttore generale dell’Enac ed ora, secondo i bene informati, uomo di Marrazzo in ciociaria, nonché commissario regionale per l'emergenza ciociara della Valle del Sacco.
Al convegno Di Palma gioca tutte le sue carte a favore di Frosinone e poi a furor di comunicati stampa autoreferenziali cerca di convincere tutti della genialità di poter localizzare uno scalo tra monti e nebbie.
Ma l’intraprendente piano subisce subito una doccia fredda durante il convegno, infatti, tutti gli altri autorevoli interlocutori appaiono alquanto perplessi sulla soluzione indicata da Di Palma.
Perplessità che ora i dati dell’Enac e dell’Enav hanno reso di pubblico dominio assegnando a Frosinone una pesante bocciatura su tutti i fronti.
Questo piano strategico ben ingegnato e fortunatamente mal riuscito, conferma ancor di più la nostra aspettativa a veder realizzato a Viterbo lo scalo laziale.
Onore delle armi, quindi, a chi si è speso anima e corpo per il territorio ciociaro cercando di realizzare l’irrealizzabile. Un esempio lodevole di come si fa politica territoriale, che sinceramente, a parte qualche illuminato esempio, avrebbe fatto piacere vedere anche nella Tuscia. Ma, cari Politici, non è mai troppo tardi per dire chiaramente “io lo voglio” anche fosse solo per non passare per coloro che cercano di vendere la pelle dell’orso per chissà quale bieco interesse.
Il presidente del comitato Aeroporto di Viterbo
Giovanni Bartoletti