Riceviamo e pubblichiamo - L'inizio di un nuovo anno scolastico è sempre carico di attese, tra speranze e timori e coinvolge persone, istituzioni e competenze molteplici: alunni e insegnanti, genitori e apparati amministrativi, forze sociali e movimenti culturali.
Come Vescovo desidero porgere a tutti, a cominciare con deferenza dal ministro "viterbese" al bambino che, uscito di casa, per la prima volta entra in una struttura scolastica, l'augurio più fervido e cordiale.
Evidentemente l'augurio ha una valenza che è uguale per tutti gli alunni e per tutta la scuola ai diversi livelli: è l'augurio che esprime l'affetto da cui nasce e che indica il fine a cui l'educazione tende. L'affetto è per tutte le persone coinvolte e per la istituzione scolastica nel suo insieme. Il fine è la maturazione della personalità, la crescita nella consapevolezza, nella libertà, nella responsabilità, nella relazione.
Ma l'augurio ha anche una valenza articolata, giacché tende ad abbracciare uno ad uno, nella singolarità propria di ciascuna persona, con la sua mente, la sua sensibilità, il suo universo: dalla scuola materna all'università.
Sappiate che la vostra persona e la vostra esperienza stanno particolarmente a cuore alla realtà ecclesiale.
Ma l'augurio cordialissimo non può farci ignorare come oggi sia faccia sempre più arduo e difficile il compito educativo.
Si parla diffusamente di emergenza educativa.
L'attuale contesto socio-culturale sembra tagliare le radici di quanto ci ha preceduto e sembra non avere a disposizione credibili prospettive di futuro. È, però, a tutti noto che senza legami vitali con il passato e senza ragioni in grado di progettare il futuro, viene a mancare il "ponte" tra le generazioni sia nel trasmettere i valori acquisiti come base dell'esistenza sia nel suscitare energie disponibili e vogliose di nuovi orizzonti.
L'educazione prima dei mezzi, anzi, per poter disporre adeguatamente i mezzi, reclama i fini.
Il processo educativo non è riducibile ad acquisizione di abilità, né ad ammaestramento né a indottrinamento: è camminare, in maniera consapevole e responsabile, verso la maturità umana. In una parola è imparare ad essere autenticamente uomini e donne, nella dignità propria delle persone, di ogni persona.
Per questo l'educazione e la istituzione che la promuove è un diritto e un dovere. E per la società è un compito primario e costituisce la misura della cura delle generazioni giovani e dalla edificazione del futuro.
Con stima, pertanto, e con fiducia e riconoscenza affido a tutti gli alunni, agli Insegnanti, alle famiglie, ai responsabili istituzionali nella società civile e a tutte le componenti della comunità ecclesiale (in particolare alle scuole cattoliche, agli insegnanti di religione cattolica, alle associazioni professionali, alla commissione di pastorale scolastica e all’ufficio scuola della diocesi...il fervido augurio per questo anno scolastico, il mio affettuoso ricordo, insieme ad una intensa preghiera e benedizione.
Lorenzo Chiarinelli
Vescovo di Viterbo