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Fabio Mussi a Viterbo
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Picchiarelli, Mussi e la Fraleone
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- “Non so se il governo avrà di fronte una intera legislatura. Si vive alla giornata in una situazione continua di conflitto”, il ministro Fabio Mussi sembra suonare la campana a morto per il governo Prodi, durante l’incontro, organizzato ieri sera da Rifondazione comunista nella sala della Provincia, sul precariato nel mondo universitario.
Un incontro che, una volta tanto, ha funzionato. Nel senso che Rifondazione è riuscita a far parlare veramente i precari dell’università non solo con il ministro, ma anche Enrico Panini, segretario nazionale della federazione dei lavoratori della conoscenza della Cgil e con il magnifico rettore, nonché segretario della Conferenza dei rettori delle università Italiane, Marco Mancini. Come dire un incontro al vertice.
Per Rc hanno partecipato l’assessore provinciale Picchiarelli, Loredana Fraleone della segreteria nazionale e Fabio De Nardis del dipartimento università e ricerca.
L’incontro riserva non poche sorprese. Con la Fraleone che ripetutamente “schiaffeggia” il ministro Padoa Schioppa definito un “funzionario”.
E il rettore Mancini che tra l’altro afferma che “Mai in precedenza c’è stato un bombardamento come questo sul mondo dell’università. Nemmeno con il precedente governo si era arrivati a tanto. Questo governo ha deluso il mondo dell’università”.
E sul precariato. “C’è un problema di risorse, che oggi appare drammatico. E poi va fatta chiarezza per individuare chi sono i precari”.
Come dire che a Prodi ieri dovevano fischiare le orecchie.
Non manca un momento di forte emozione alla prima domanda dalla platea, di uno dei 466 cervelli in fuga all’estero fatti rientrati dalla legge Moratti, Luca Proietti De Santis.
La storia è presto detta. De Santis, genetista, ha fatto ricerca prima negli Stati Uniti poi in Francia. Con la legge Moratti ritorna in Italia e nessuna università lo accoglie nonostante l’alta caratura dal punto di vista scientifico.
Insomma un nuovo “disoccupato” che ha pubblicato sulle più importanti riviste scientifiche del mondo.
Non basta, dei 466 rientrati, come confessa il ministro, solo un cinquantina potranno trovare una collocazione. Insomma una tragedia da paese delle banane. Con carriere spezzate e vite accartocciate su se stesse.
E con il ministro che si dichiara impotente e che accusa la Moratti di aver fatto una legge pessima e di pura propaganda. De Santis, dal canto suo, quasi non riesce a parlare per la rabbia e l’emozione.
E’ la volta poi dei precari rappresentati da Stefano Speranza, che chiedono dettagli su proprio futuro a dir poco buio.
E che per fare le domande al ministro si avvale delle parole del magnifico rettore. Come dire che il rettore non solo non è la loro controparte ma interpreta le loro esigenze.
Insomma ci manca poco che Mancini venga santificato in diretta, tanto che Panini della Cgil, si trova a tal punto spiazzato dalla situazione, da avere una sorta di moto di gelosia.
Chi si becca l’applauso scrosciante dei precari è il professor Finzi, che con quattro parola spiega come sia assurdo che ci siano più professori associati che ricercatori.
Chiude Mussi che non manca di dare un altro “schiaffo” a Padoa Schioppa: “Quando lo incontro gli consiglio di andare ogni tanto a parlare con le persone in carne e ossa. E non badare solo ai numeri”.
Dopo aver fatto un quadro generale sul mondo della cultura all’inizio del terzo millennio, il ministro dà anche qualche risposta.
“Il corpo docente italiano - afferma Mussi - è per molti versi surreale per la struttura interna con più associati che ricercatori e per l’età media elevata, che non ha pari al mondo”. Un’accusa di non far spazio ai giovani, in soldoni.
Poi la “promessa”: “Il primo concorso per ricercatori, basato su una valutazione oggettiva, arriverà entro la fine dell’anno. Poi ci saranno due concorsi all’anno. In dieci anni ci saranno 20 mila nuovi ricercatori”.
Verrà anche limitato il proliferare di contratti, più o meno precari, all’interno dell’università.
“Le figure nell’università si ridurranno a assegnisti, ricercatori e dottori di ricerca più uno solo tipo di contratto a tempo determinato”.
Il ministro, prima di chiudere il suo intervento, sembra avere un ritorno di fiamma rivoluzionario e sembra quasi voler incendiare la prateria.
“La situazione attuale - afferma il ministro riferendosi all’università - è insostenibile. Allora perché non c’è una ribellione? La verità è che la disgregazione politica di questo mondo è il motivo della sua debolezza”.
Insomma un invito a bombardare il quartier generale, fatto dal generale stesso...