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Jerry Calà alla Notte bianca
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Riceviamo e pubblichiamo
- Promettendo all’editore che mi ha già ospitato (e spero lo farà ancora), ai lettori e agli interlocutori (nella fattispecie Filippo Rossi) di non andare oltre questa (dovuta) replica, mi piacerebbe precisare alcuni concetti.
E’ proprio per il fatto che gli assessori sono gli stessi dell’una e dell’altra iniziativa che la cosa mi inquieta.
Non immagino quale possa essere stato il tecnicismo e ancor meno quale la recriminazione evinti dal mio scritto.
Per ciò che concerne la conta delle lattine trovate per terra il giorno seguente, oltre a essere in buona compagnia con bottiglie di vetro, plastica e altro, queste non fanno certo parte né dell’arredo né del decoro di una città d’arte, medioevale e che aspira (giustamente e con diritto) a essere considerata città turistica.
Senza contare chi ci vive, cioè gli abitanti, i residenti, i commercianti, che non credo fossero tanto contenti.
Filippo Rossi cita, virgolettando e quindi attribuendomela, la frase “Ma la cultura è un’altra cosa”, che mai ho menzionato, né scritto.
Che dire su snobismo, spirito reazionario e conservatorismo che mi si attribuiscono: forse, approfondendo, sono tre situazioni un po’ contrastanti tra loro, che si annullano vicendevolmente.
Potrò anche seguire il consiglio di leggere “Italia Spensierata”: ma non vedo come quel che racconta Francesco Piccolo possa passare per verità assoluta; e Caressa, bene che va, certe emozionanti esternazioni le potrà fare ogni quattro anni, tanto infatti è il lasso di tempo tra un mondiale di calcio e l’altro, fatti i dovuti scongiuri per la vittoria finale, mentre se non erro nel nostro comune si sono avvicendate due notti bianche in dieci giorni (purtroppo).
Il fatto che ci sia un’Italia (ma direi che deve esserci anche un mondo intero, ci mancherebbe altro) che ha voglia di stare insieme e sorridere, di volersi bene è pressoché legittimo e naturale; quello che non capisco è come si può ”costruire un futuro senza angosce” con le notti bianche: spero di accrescere la mia cultura e comprenderlo anch’io.
Da ultimo, o quasi, parafrasando Totò, le dirò che - se parliamo di benaltrismo benaltrista sarà lei.
O, se preferisce, anche lei. Perché siamo sulla stessa barca, uno rema a nord uno rema a sud ed entrambi crediamo di raggiungere la riva.
In chiusura (davvero) il suo “fatelo, organizzatelo, rimboccatevi le mani” suona come il grido di un ragazzino a cui hanno tolto il pallone per giocare.
Se solo mi sono permesso di dissentire dall’operazione e avanzare critiche (ecco, questo avrebbe dovuto essere il senso giusto per definire la vicenda), è perché da trent’anni “facciamo e organizziamo” …con le maniche tirate su…
Grazie per l’attenzione.
Carlo Maria Cardoni